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In Spagna vanno in tribunale con Real e Barcellona, in Italia si studiano cavilli persino per la Salernitana

La differenza tra un sistema governato seriamente e uno – quello italiano, guidato da Gravina – basato sul barcamenarsi, sulla deroga e l’accordo

In Spagna vanno in tribunale con Real e Barcellona, in Italia si studiano cavilli persino per la Salernitana
Roma 24/01/2018 - campionato di calcio serie A / Lazio-Udinese / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Claudio Lotito

Ora parlano i “trustee”. Sarebbero, i trustee, quelli che dovevano governare la Salernitana in attesa che piovesse dal cielo un’entità che acquistasse la società da Lotito, sollevando il calcio italiano dall’ennesima figuraccia incombente. Ebbene i trustee dicono che non s’è fatto vivo nessuno. La Salernitana in Serie A resta invenduta. Loro ovviamente usano il galateo della burocrazia, per morbidezza: nessuna delle offerte per il club campano è risultata “accettabile” poiché carente della “sussistenza dei requisiti economici, patrimoniali e finanziari congrui per perfezionare l’operazione”. Contrabbandano l’idea che un’offerta – almeno una – sia effettivamente arrivata. Ma soprattutto chiedono alla Federcalcio di “valutare un differimento del termine delle operazioni di vendita con l’obiettivo di permettere all’Us Salernitana 1919 la conclusione del campionato in corso”. Insomma il ricorso all’eccezione, un classico all’italiana, perché la regola imporrebbe l’esclusione immediata della Salernitana dal campionato. A Natale? Ma siamo pazzi?

Il “caso” Salernitana è un caso perché si trascina in questa forma dalla promozione in A. Si sapeva da allora che il conflitto di interessi della proprietà non avrebbe consentito alla Salernitana di giocare lo stesso campionato della Lazio. Eppure la Salernitana è lì, in fondo alla stessa classifica. E c’è arrivata grazie all’elasticità del calcio italiano, alla traslazione dei suoi principi. Alla postilla, alla clausola, al catenaccio. Lo sapevano tutti, che a giugno, e poi a luglio, e ad agosto, e poi a settembre, ottobre, novembre e infine a dicembre – ci siamo arrivati – la Salernitana non avrebbe cambiato padrone.

Nel frattempo chi s’è esposto – per evidenti battaglie politiche laterali – sulla irrimediabilità della situazione, ora rischia l’ennesimo “figurone”. Al momento dell’approvazione del trust, il presidente federale Gabriele Gravina aveva detto a chiare lettere di non essere disposto a scendere a patti, integerrimo. E aveva minacciato che in caso di mancata cessione entro il 31 dicembre la Salernitana sarebbe stata esclusa dalla Serie A. Così, netto. Mancano due settimane, festività comprese. Che si fa?

Mentre in Spagna la lega manda per tribunali e ricorsi due colossi come Real Madrid e Barcellona pur di chiudere un accordo salva-vita con i fondi (cosa che la Serie A rifiutò sdegnata, un attimo prima di correre a elemosinare ristori dalla politica “cattiva”), in Italia il calcio non si riesce mettere un paletto che sia uno, nemmeno se di fronte ha la Salernitana. Che con tutto il rispetto non è il Real, come Lotito non è Florentino Perez.

C’è sempre – sempre! – un modo per buttare la palla in fallo laterale, perdere un mese qua, un bimestre là. Per lasciare che la competizione faccia il suo corso e decida darwinianamente di rispedire la Salernitana in B, con buona pace di leggi e regolamenti. E’ quello il senso dell’appello dei trustee: guardate la classifica, altri cinque mesi e togliamo il disturbo. Che bisogno c’è di montare un casino ora?

Il “casino” peraltro non sarebbe nemmeno un inedito. L’esclusione dal campionato della Salernitana è già prevista dal regolamento, all’articolo 53 delle famose NOIF (Norme Organizzative Interne Federali): tutte le partite disputate fino al 31 dicembre non avrebbero valore per la classifica, che viene riformulata senza tenere conto di quei risultati. basterebbe far rispettare la legge. Hai detto niente.

In pratica ne beneficerebbero solo le squadre a cui la Salernitana ha strappato gli otto punti che ha: Venezia, Genoa, Cagliari e Verona; più Udinese e Inter, che non avendoci ancora giocato non si vedrebbero sottratte punti.

Considerata l’inerzia con cui si arriva a sentenza, è facile immaginare che un’altra deviazione spunterà dal nulla. Una deroga qualunque che slabbri ulteriormente il destino già segnato della Salernitana e della reputazione del calcio italiano. Un appiglio che consenta anche a Gravina di uscirne pulito. Facile, facilissimo, che lo stesso presidente federale riuscirà a riproporsi come garante degli equilibri e della giustizia sportiva. Perfettamente aderente al contesto.

Update: poco dopo la pubblicazione di questo articolo i club della Serie A, solidali, hanno votato all’unanimità una richiesta alla Figc affinché alla Salernitana sia permesso di terminare il campionato, in deroga alle regole. “I club amano lo sport, va da sé”, ha commentato Paolo Dal Pino.  

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