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La pantomima di Udinese-Salernitana è un déjà-vu. La Serie A non può fare come la Premier?

La domanda è chiara: questo asfittico e deprimente show – col macello burocratico di ricorsi e contro-ricorsi che ne consegue – è proprio necessario?

La pantomima di Udinese-Salernitana è un déjà-vu. La Serie A non può fare come la Premier?
Mg Roma 20/06/2021 - Euro 2020 / Italia-Galles / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gabriele Gravina-Paolo Dal Pino

L’Udinese ha twittato, pochi minuti fa, la formazione ufficiale per una partita che non si giocherà, quella contro la Salernitana.

La partita non si giocherà per la decisione dell’Asl di Salerno, che ha ritenuto troppo alto il rischio che la partita, viste le recenti (e diverse) positività riscontrate nel gruppo squadra della Salernitana, potesse alimentare un focolaio Covid. Ed ha impedito alla squadra di Colantuono di partire per il Friuli.

Non è stato sempre così, in questi lunghi e difficili anni di «convivenza» col virus: ci sono stati casi di specie in cui le autorità sanitarie non hanno ritenuto di intervenire. Evidentemente per semplici ragioni di valutazione del rischio in relazione alle diverse situazioni concrete che vengono – giustamente – prese in esame una ad una da chi di dovere.

A oltre un anno dal “caso scuola” di Juventus-Napoli, però, siamo ancora costretti ad assistere a questo asfittico e deprimente rituale più o meno imposto dalla Lega che si rifiuta – almeno inizialmente – di rinviare ufficialmente le partite in presenza di disposizioni delle aziende sanitarie. E quindi viene annunciata la formazione ufficiale, gli arbitri si presentano in campo con l’unica squadra presente, si riscontra l’assenza degli avversari e la partita viene assegnata, a tavolino, ai presenti. Poi inizia il carteggio, il ricorso, l’appello. E la partita viene ri-giocata qualche settimana dopo. Dopo un inutile macello burocratico tutto italiano.

La domanda è chiara e semplice: questo show (col macello burocratico annesso), ogni volta, è proprio necessario? Dopo due anni, faticosamente e non senza qualche perplessità, ci siamo tutti abituati ad alcune decisioni di carattere emergenziale. Talvolta le comprendiamo, qualche volta vengono contestate. Ma siamo coscienti che la situazione pandemica è una situazione che evolve, che cambia, e che delle scelte anche drastiche possano divenire improvvisamente necessarie. Si accettano, oramai con serenità. Specie se provengono dalle autorità sanitarie. Perché solo il mondo del calcio, soprattutto in Italia, è ancora convinto di poter far finta di niente?

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