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Lamberto Dini: «Scelsi Economia perché era l’Università più vicina a casa. Fu la mia fortuna»

A Sette: «Fino a 16 anni non studiavo: facevo l’essenziale per non essere rimandato. Ancora oggi mi commuovo per la perdita del mio babbo e della mia mamma» 

Lamberto Dini: «Scelsi Economia perché era l’Università più vicina a casa. Fu la mia fortuna»

Su Sette un’intervista a Lamberto Dini. Partito da Firenze, ha costruito la sua carriera in America. Oggi ha 90 anni. Nell’intervista c’è soprattutto spazio per i suoi incarichi lavorativi e politici, ma Dini racconta anche il suo primo ricordo.

«Mio padre Ottavio che ci viene incontro disperato: era il 14 marzo del 1943, la nostra casa a Firenze era stata distrutta, per errore, da un bombardamento americano. Perdemmo tutto e rimanemmo per mesi solo con i vestiti che avevamo addosso».

Il giorno che gli cambiò la vita, invece, risale al 1979.

«Squilla il telefono: ero negli Usa da vent’anni al Fmi, dall’altra parte c’era l’allora premier Francesco Cossiga. Io non lo conoscevo. Ma mi chiese di tornare per fare il direttore generale della Banca d’Italia».

Dini da bambino:

«Timido. E fino a 16 anni non studiavo: facevo l’essenziale solo per evitare di essere rimandato a settembre. Pensi che io volevo fare Ingegneria, ma poi scelsi Economia perché l’Università era più vicina a casa. Fu la mia fortuna».

Un lutto che l’ha segnata?

«La perdita del mio babbo e della mia mamma. Ancora oggi mi commuovo: devo tutto alla loro generosità. Mio padre, nel 1931, lavorava in un albergo a Firenze: fu licenziato perché si rifiutò di prendere la tessera del partito fascista. Così fu costretto a trovarsi un lavoro indipendente e aprì una bottega di frutta e verdura».

Ha ancora dei vizi?

«Prima fumavo la pipa. Ora, ogni tanto, un Cohiba o un Montecristo. Venga a vedere questo tesoro: sono i sigari che mi regalò Fidel Castro, hanno 20 anni e sono ancora perfetti».

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