L’Atalanta, per vincere, si è dovuta fare il mazzo. Alla fine in panchina c’erano rimasti solo Decibel Bellini e Ghoulam
Il mio Napoli – Atalanta 2-3
- C’è confusione, sarà perché ti amo.
- Appena ho infilato la chiave nella serratura del portone, mi sono reso conto che lungo il tragitto che porta da casa Minao a casa mia, non ci siamo mai parlati.
- In genere, con l’amico Fausto discutiamo diffusamente e spesso in maniera colorita della partita.
- Ieri sera, senza che ce ne rendessimo conto, l’unico momento in cui ci siamo rivolti la parola è stato quando ci siamo salutati.
- In realtà, nemmeno stamattina, se mi concentro con attenzione, riesco a ricordare quali siano stati esattamente i pensieri di quel quarto d’ora di cammino silenzioso.
- È stata una fase di trance e la rabbia, mescolata alla delusione, mescolata all’orgoglio, mescolato alla speranza, mescolata alle certezze, mescolate alla faccia sorridente di Gasperini e ai dubbi, hanno creato una coltre confusa ed è difficile da poter sommare o sottrarre per poi esprimere quale sia ora il mio stato d’animo.
- Di certo, erano anni che non mi intossicavo così: le mie ultime stagioni sono state vissute in maniera anemica. In alcune fasi addirittura soporifera o completamente assente. La passione ha raggiunto i livelli minimi e il Covid ha contribuito solo in minima parte.
- Persino il celebre Napoli-Verona che ci ha estromesso dalla Champions non ha provocato sussulti particolari. Un po’ di delusione, ma robetta. Aveva ragione Gattuso, il veleno è troppo importante per una squadra. Ma lo è anche per il tifo. Almeno per me.
- Non provavo la rabbia della sera di Inter-Napoli probabilmente dalla stagione in cui si sono consumate in serie le più grandi porcate degli ultimi 10 anni, quando “Orsato che era troppo vicino all’azione” ha rappresentato solo il culmine.
- Anche col Sassuolo ho avuto scatti furibondi e ovviamente ieri.
- La verità, e mentre lo scrivo me ne rendo conto, è che questo accade quando hai la percezione netta che la squadra sia realmente forte, e non solo a parole. Non solo sporadicamente. Quando la squadra, piano piano, partita dopo partita, inconsciamente ti conquista.
- È vero che non mi intossicavo così da anni, ma è altrettanto vero che non mi emozionavo così dallo stesso tempo. Mi informo, leggo qualsiasi notizia, vivo il Napoli non solo durante la partita, ma per tutta la settimana esattamente come succedeva prima di questi ultimi anni davvero strazianti. Fuori e dentro al campo.
- Ieri in campo c’era una formazione mai vista. La squadra titolare la inquadravano ogni tanto sulle tribune. Alla fine in panchina c’erano rimasti solo Decibel Bellini e Ghoulam. E Domenichini che preso dalla mia stessa trance è entrato in campo per fare il raccattapalle, anche se il pallone era almeno due metri dentro la linea.
- Chi era in campo non si è risparmiato. Come Juan Jesus o Rrahmani. Persino Malcuit che non giocava da tempo è stato decisivo. Lozano ha disputato una delle sue migliori partite. Elmas, che mi fa incavolare non poco, comunque si è spremuto, così come Zielinski che di certo non sta vivendo uno dei periodi migliori della carriera.
- Tutti hanno dato tutto e tutti sapevamo che molto probabilmente non sarebbe bastato. E l’Atalanta, per vincere, si è dovuta fare il mazzo.
- La squadra ha giocato come meglio non poteva, ma le assenze in contemporanea non hanno permesso invenzioni. Sono state davvero troppe.
- E agli infortuni pregressi si è poi aggiunta l’ennesima sfiga, quando il migliore in campo, Lobotka, è dovuto uscire per un problema muscolare.
- Il Napoli fino a quel momento aveva tenuto botta. Ma, senza il faro ha iniziato a spegnersi.
- Lobotka oggi è un giocatore che pure sotto pressione, sa già bene quello che deve fare. Di contro, Demme, che lo ha sostituito, anche senza avversari addosso, oggi non ha mezza idea.
- Il Napoli invece di guardare avanti, ha iniziato a girarsi dietro. Ma si può incolpare Demme, che, ricordiamolo, è anche appena rientrato dal Covid? Non ci riesco.
- Il problema non sono le scelte di Spalletti, perché proprio ieri scelte non ne aveva, ma l’atteggiamento degli uomini. E mi chiedo appunto: una squadra devastata come la nostra attuale, come avrebbe affrontato l’Atalanta nella stagione 2019/20? Questo dobbiamo chiederci. Io la risposta penso di averla.
- E siccome ce l’ho, prima ringrazio in maniera totale Spalletti, ma mi dico pure che la gioia e l’entusiasmo e l’amarezza e la rabbia si vivono quando ci si rende conto di essere tornati a sentire le pulsazioni. E a giustificare, e a perdere quel poco di obiettività. E io, soprattutto dopo la dolorosissima sconfitta di ieri, sono certo che questa squadra potrà anche non giungere dove io bramo che arrivi, ma di sicuro non potrò recriminare o avere rimpianti che dipendono da essa.
- Fino a maggio sono sicuro che non si mollerà. E questo mi basta. Anche se ora c’è confusione.
- Forza Napoli Sempre
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Gianluigi Trapani ilnapolista © riproduzione riservata