«Era tempo che i giovani si confrontassero con l’Inter. Sbagliavo nei primi anni 2000: bisogna spendere saggiamente per vincere, a quel tempo abbiamo speso solo un sacco»

L’ex patron dell’Inter Massimo Moratti ha rilasciato una lunga intervista a Gazzetta.gr. Qui alcune delle sue dichiarazioni, così come tradotte e riportate da Tuttomercatoweb.
Sull’amore per l’Inter.
La passione per l’Inter mi è stata trasmessa da mio padre e mia madre. Ero e sono un tifoso, per me l’Inter è un po’ come una famiglia. È stato un legame coeso, uno spazio di gioia e di dovere, sempre connesso alla nostra vita. Vado spesso allo stadio, la passione è rimasta la stessa, le emozioni sono cambiate. Quando sei presidente non è la stessa cosa, non è così facile. Prendi il peso, sollevi il carico, sei obbligato ad assorbire i colpi, soprattutto quando le cose non vanno bene. Essere tifoso è più facile.
Sulle scelte fatte.
Anche se gli errori fanno parte della vita, a volte ti portano al successo, diventano la tua passione e non lasci le cose al caso. Si commettono errori sia nel calcio che nella vita. Ma nel calcio tutto avviene in fretta e… in pubblico. Quando sei al comando, vedi le cose in modo diverso. Fai quello che fai per gli altri, non per te stesso. Quando sei al comando cerchi di essere corretto, ma anche di trovare quei meccanismi che ti facciano evitare il più possibile gli errori. Sono errori che ti fanno soffrire, come è successo a me. Ma va bene soffrire per il calcio, ci sono cose più serie nella vita che ti faranno molto più male. La cosa buona che devi fare è abituarti all’idea che farai degli errori, ma anche questi assumeranno una dimensione più grande di quella reale.
Sugli allenatori.
Uno con cui siamo sempre stati amici è Roy Hodgson. È stato uno dei primi allenatori che ho avuto, ma è vero che siamo rimasti amici dopo. Certo: ho avuto un buon rapporto con Mancini, a cui voglio molto bene, e con il mio Mourinho, con cui siamo molto amici. Gli sarò sempre grato e i miei sentimenti per lui sono sempre molto amichevoli.
Su Mourinho.
Penso che la difficoltà che Mourinho sta affrontando in questo momento dipendono dal fatto che è in una nuova avventura. Un’avventura iniziata qualche mese fa e se volete il mio parere l’ambiente a Roma non è per niente facile. La squadra ha buoni giocatori, ma non abbastanza. Con il COVID e tutto questo non è facile. Poi ci sono gli infortuni. È l’ambiente romano che porta tante difficoltà. Roma è un posto meraviglioso, ma sai cosa si dice? Più un posto è bello, più difficoltà ha.
Sui soldi spesi.
Nel 2000 l’Inter non stava andando molto bene e io non ero contento, lasciavo le decisioni all’allenatore. Non era una scelta giusta. Bisogna spendere saggiamente per vincere, a quel tempo abbiamo speso un sacco.
Sui ricordi.
L’Inter del 2010, abbiamo vinto cinque Scudetti consecutivi, c’erano giocatori pieni di passione e sete. Un’altra squadra che ricordo è però l’Inter di Ronaldo, una squadra fantastica ma sfortunata, che ha vinto solo una Coppa UEFA.
Su Ronaldo.
Sono andato a Parigi per chiudere l’operazione. Il suo infortunio per noi è stato un problema enorme. È stato il talento più grande che ho visto in Italia, non voglio confrontarlo con altri. Cristiano è un giocatore fantastico e impara perché vuole farlo, è un grande atleta. Il Fenomeno invece era un campione nato, pochi giocatori al mondo avevano queste capacità. L’ho visto due anni prima che firmasse, è venuto in ufficio. Poi è diventato il migliore al mondo, ho provato a prenderlo quando era al Barcellona, 42 miliardi delle vecchie lire. L’ho venduto dopo per il doppio del prezzo, è stato un buon affare, un giocatore che ha cambiato la storia dell’Inter.
Su chi poteva rimanere di più.
Mourinho ha vinto tanto con l’Inter, ma poi è rimasto due anni. Per lui era importante dimostrare che fosse un allenatore forte anche in Spagna. Nei due anni in cui è stato qui ci ha dato così tanto che non potevamo costringerlo a rimanere. Un altro molto bravo è stato Simoni, l’abbiamo cambiato nel momento sbagliato. Pensavamo di dover vincere il campionato con Ronaldo, ma non era facile. C’era la Juventus…
Sul trasferimento che lo ha reso più orgoglioso.
Lo scambio fra Ibrahimovic e Eto’o. Credo che Ibra sia il giocatore fisicamente più forte che esista, io parlavo con il Barça e non volevo venderlo, lo consideravo il più forte. Abbiamo preso 60 milioni con la cessione di Zlatan, più Eto’o e abbiamo vinto tutto. Un professionista assoluto, Eto’o. Fu centrale per noi.
Se Moratti dovesse scegliere un attaccante?
Diego Milito. È stato lui a darci le più grandi soddisfazioni.
Su Javier Zanetti.
Era un leader con il cuore. Prenderlo è stata una mia scelta, nessuno ce lo ha suggerito. Ero seduto in TV a guardare una partita dell’Argentina Under23. Mi avevano mandato la videocassetta per vedere un altro calciatore, ma non me ne accorsi neanche: Javier Zanetti mi prese l’occhio. Così ho deciso di andare lì e prenderlo. Una volta aveva una proposta del Real Madrid, lui lo sapeva e io no. L’ho scoperto dopo, ha rifiutato e ha fatto bene.
Le manca fare il Presidente?
No, devo dire che non mi manca. Era tempo che i giovani si confrontassero con l’Inter. Era tempo per una mentalità nuova, diversa. Era tempo di vedere il futuro con un occhio diverso. Mi considero un uomo privilegiato che ha avuto la capacità di guidare l’Inter. Un privilegio fantastico. Zhang? Il nuovo presidente è un bravo ragazzo. Ho avuto alcuni contatti con lui. Molto educato.
Sul giocatore che ha provato a prendere.
Cantona. Peccato. Poteva cambiare l’Inter all’inizio del mio mandato.
Sul Var.
Non mi piace tanto. Lentamente, ma lentamente ci si abitua.