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Pellegrini: «Agonisticamente ho odiato tutte le mie rivali. Era essenziale: mi faceva reagire in finale» 

Alla Gazzetta: «La svolta è stata allenarmi con gli uomini. A furia di prenderle, dopo un po’ ti girano le “balle” e cominci a evolverti» 

Pellegrini: «Agonisticamente ho odiato tutte le mie rivali. Era essenziale: mi faceva reagire in finale» 
Roma 23/06/2017 - Trofeo Sette Colli 2017 Internazionali d'Italia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Federica Pellegrini

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista a Federica Pellegrini. Tra le altre cose, parla del suo rapporto con le rivali. Le avversarie si odiano?

«Agonisticamente le ho odiate tutte. Per me era essenziale: in finale mi faceva reagire in un altro modo. Fino alla gara io odio il mondo. Dopo, amici come prima. All’Olimpiade di Tokyo con la Ledecky fino alla finale non ci siamo mai salutate, poi ci siamo abbracciate».

Da qualche mese fa parte del Cio. Ora avrà più paura ad esporsi?

«Io non ne ho mai avuta, neanche quando ero una ragazzina di soli 16 anni. Le mie battaglie le conosco e conosco le conseguenze. A 16 anni litigavo per far convocare il mio allenatore (Di Mito, ndr). Forse sono nata con qualche gene rivoluzionario… Non so».

Sull’importanza dell’allenarsi con gli uomini:

«È stata la svolta, io ho avuto sempre il talento per potermi allenare con gli uomini, ci devi arrivare a riuscire ad allenarti con loro. E a furia di prenderle, prenderle, prenderle, dopo un po’ ti girano le “balle” e cominci a evolverti un po’».

Sul suo rapporto con l’acqua:

«Io non ho mai odiato l’acqua, come teme Dressel, e neanche negli ultimi mesi. Non avevo semplicemente più voglia di entrarci. Ma il rigetto è un’altra cosa. Odiare no. Ho fatto sempre tutto con piacere, per quanto fosse faticoso man mano che gli anni andavano avanti, non ho mai avuto il rigetto dell’acqua. Nuotare mi faceva sentire bene e forte perché è un po’ una vocazione. Come essere nel posto giusto al momento giusto»

Sul suo rapporto con le pressioni vissute in carriera.

«A volte le ho sofferte. Le crisi di panico nascevano da quello. Tante gare un po’ buttate per inesperienza e un po’ per la pressione che ti blocca tutto, il modo di pensare, come nuoti e tutto il resto. Ho imparato sempre di più a gestirla negli anni, ma perché col tempo me ne sono fregata di quello che diceva la gente. Fa tutto parte delle esperienze vissute».

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