A La Repubblica: «Finché ho ballato non trovavo strano spogliarmi. Ora mi vergognerei. Non riuscirei a condurre un programma e a stare su un cartellone in mutande».

Su La Repubblica un’intervista a Stefano De Martino. Ha 32 anni, ha iniziato la sua carriera come ballerino ad Amici, poi Made in Sud e Stasera tutto è possibile. Dal 28 dicembre è protagonista di uno show in seconda serata, su Rai 2, Bar Stella.
Quanto ha contato il fisico nella sua carriera?
«È una raccomandazione e come tale apre le porte, la strada diventa in discesa. Ho imparato subito a non affezionarmi alla bellezza, meglio puntare su altro e costruire. Nella danza lavori con il corpo, non hai quel tipo di pudore. Fin tanto che ho ballato, non trovavo strano spogliarmi».
Tempo fa posò per un’azienda di intimo. La sua foto campeggiava sui muri di Napoli.
«Ora come ora mi vergognerei come un ladro. Non riuscirei a condurre un programma e a stare su un cartellone in mutande».
È stato sposato con Belen Rodriguez. Ha sentito il rischio di restare il signor Belen?
«Le etichette sminuiscono per definizione. Ho sempre creduto in quello che volevo fare. A 23 anni, per il tipo di ambizione che avevo, è stato avvilente pensare di essere solo l’ombra di qualcun altro. Volevo dimostrare che c’era dell’altro. Ma forse in quegli anni non comunicavo tanto altro, e essere stato solo “il signor Belen” ci stava. Forse anche io mi sarei definito così».
Parla di “Amici” di Maria De Filippi: cosa le ha insegnato?
«La dedizione al lavoro. Il germe della televisione me l’ha trasmesso lei. Era la prima ad arrivare, l’ultima ad andare via. Ora che faccio l’autore l’impegno è cresciuto, devi esserci, sapere quello che succede».
Cosa direbbe ai ragazzi in difficoltà?
«Nascere nei posti giusti ti dà un privilegio in partenza, in altre realtà spesso non c’è lieto fine. Se non ce l’ha fatta nessuno è presuntuoso andare contro le statistiche. Io mi sono dato da fare, ho anche scaricato le cassette della frutta. Oggi i ragazzi guardano i fashion blogger, gli youtuber, pensano di avere tutto a portata di click. È più dura pensare di dover faticare. sono felice di essere in parte analogico».