All’Equipe: «Non ho mai pensato di tornare a casa, anche quando le cose non andavano. Non avevo scuse per fallire. Ora posso andare ancora più in alto»

«Quando nasci povero come me, hai una voglia incredibile di emergere. Speri che i tuoi figli non passino quello che hai passato tu, vuoi uscirne. Ecco perché sono così determinato. Quando mio padre sente per strada: “Ehi, è il papà di Anguissa”, è orgoglioso. E anch’io. Credo non ci sia niente di più bello che vedere tuo figlio avere successo»
Con queste parole inizia l’intervista di Frank Anguissa all’Equipe. Il centrocampista del Napoli, attualmente in Camerun per giocare la Coppa d’Africa con la sua Nazionale, ha raccontato al giornale francese diversi retroscena legati alla sua vita e alla sua carriera. Il calcio, per lui, è più di un’ancora di salvezza.
«Sento la speranza di tutta la mia famiglia per vivere una vita migliore. Il mio papà ha sempre lottato per tutti noi ed ero ansioso di restituirgli qualcosa. Per me, che vengo dal Camerun, l’Europa è l’occasione della vita»
Anguissa dichiara che i genitori, all’inizio, non credevano che avrebbe potuto avere successo, come calciatore:
«Si sono resi conto che questa era l’occasione della mia vita, anche se all’inizio pensavano: “milioni di bambini giocano a calcio, quindi perché dovrebbe avere successo?”».
Non è il capitano, in Camerun. Ma è convinto che non sia un problema: per Anguissa non c’è bisogno di indossare la fascia per essere un leader. Non prenderà la fascia – dice – finché ci sono calciatori più anziani, che meritano di portarla. Da Aboubakar a Ngadeu passando per Choupo-Moting. Oggi, però, è considerato un calciatore importantissimo anche in patria. Non sempre è stato così. I momenti difficili, in Europa, sono stati tanti.
«Sì, ma non ho mai pensato di tornare a casa. Anche quando le cose non andavano, non ho mai pensato di fallire. Non avevo scuse per fallire. E ora posso andare ancora più in alto. Voglio essere un grande giocatore, scrivere la storia del Camerun come Roger Milla. Voglio vincere la Coppa d’Africa e poi andare al Mondiale. È quello che ho sempre sognato»
Anguissa, a 26 anni, non si pone limiti. Quando di anni ne aveva diciotto fu eletto MVP di un torneo organizzato da Maxime Nana, l’agente di alcuni dei calciatori camerunesi più importanti d’Europa: aveva appena vinto «un biglietto di sola andata per i suoi sogni». Nana, per Frank, è diventato un padre. L’ha aiutato a diventare un professionista. Tanto, ovviamente, ha dovuto farlo il ragazzo. Senza disperdere la filosofia plasmata dalla giovinezza vissuta tra le difficoltà, senza dimenticare le lacrime di suo padre al momento della costruzione della casa di famiglia. Nana oggi è contentissimo del suo ragazzo: «Quello che mi piace di Frank è la sua lealtà. Sa cosa deve a Garcia, a Vieira, che lo voleva al Crystal Palace, e poi a Spalletti, che lo ha fatto giocare dopo due giorni di allenamento contro la Juve».
In Francia un gran rapporto con Le Frapper, a cui Frank ha chiesto tanti consigli per colmare le lacune tattiche. Un’umiltà che gli è valsa la stima di Rudi Garcia, suo allenatore all’Olympique di Marsiglia. «Tecnicamente Anguissa può fare tutto», secondo Garcia. «È ancora il mio piccolino, Frank. E ha fatto molti progressi». Quando Zambo è passato al Napoli, ha addirittura telefonato al tecnico francese. «Al Napoli ha convinto tutti in quattro partite – ha continuato Garcia – È emozionante, ti restituisce tutto al centuplo. Dove deve migliorare? Deve segnare e fare assist: è il prossimo passo».