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Dalla parte di Insigne: se fosse stato straniero, sarebbe stato considerato diversamente

POSTA NAPOLISTA – Non capisco questa mancanza di considerazione per un calciatore che ad oggi ha segnato 114 gol ed effettuato 91 assist con il Napoli

Dalla parte di Insigne: se fosse stato straniero, sarebbe stato considerato diversamente
Napoli 30/09/2021 - Europa League / Napoli-Spartak Mosca / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Lorenzo Insigne

In questi giorni di tam tam-Insigne mi sono chiesto, più del solito: “Ma perché Lorenzo, a Napoli e in Italia, da molti non è considerato e, anzi, costantemente sminuito?”

Le risposte che mi sono dato sono molteplici e spaziano da motivi culturali a motivi puramente calcistici.

Per quanto riguarda i primi, considero l’Italia un paese estremamente esterofilo, per il quale l’erba del vicino è sempre più verde e il tiraggir straniero è sempre più a gir.

L’italiano medio considera la Serie A un campionato di terza fascia, i giocatori al suo interno e gli italiani in generale di terza fascia, mentre all’estero la percezione è estremamente diversa (non lo invento, basta leggere quotidiani esteri, a volte anche qui sul Napolista).

Tradotto: se Insigne fosse nato fuori confine, sono moderatamente sicuro che il loro pensiero sarebbe stato diverso.

A Napoli poi, come spesso accade, il tutto è amplificato, e voglio assolutamente evitare di soffermarmi sui disgustosi appellativi che venivano e vengono accostati “al frattese”.

Stendiamo un velo pietoso su una tifoseria che ha veramente tanto da imparare e tantissimo da migliorare.

Passiamo poi ai motivi puramente calcistici, sui quali mi piace particolarmente disquisire.

Ebbene, Insigne viene tacciato di azzeccare un tiro a giro ogni 50, di giocare solo sulla sua mattonella e “di non incidere nei momenti importanti”.

Sui tiraggir, la memoria è tanto corta quanto grande è la malafede. I golaggir di Insigne non sono affatto pochi, perché tra club e Nazionale ne ha fatti una trentina abbondanti (basta fare un giretto su google, non sono mie stime, tutt’altro: non avrei la pazienza per farlo).

Se in partita non provi i tuoi colpi migliori, stai certo che non usciranno mai. Anche a costo di sbagliare ripetutamente. Chiedere ad un discreto cestista, un tale Jordan. Ma credete davvero che il meraviglioso Del Piero segnasse a ogni tiraggir?

Per quanto riguarda la mattonella e le critiche al fatto che non abbia mai voluto lasciarla ci sono, tra i tanti altri, Robben e Ribery che hanno costruito le loro discrete carriere sulle fasce senza mai lasciarle per mezza partita. Senza contare i più recenti Sadio Mane, Reues, Gnabry, Sane, Coman (guarda un po’: il Bayern cerca “giocatori da mattonella”, di fascia, sul solco “Robbery”, come li chiamano lì).

Veniamo poi al più grande mistero del calcio da bar: il giocatore che “non incide nei momenti importanti”.

Ma cosa significa? Quali sono i momenti importanti secondo loro?

Importante sarebbe solo il gol e importante sarebbero solo finali, semifinali o partite contro una big. Dicono. Giocare un intero torneo a livelli altissimi e contribuire non solo con gol e assist al rendimento della tua squadra non vale.

D’altronde siamo nel terzo millennio e vige la cultura del super uomo anche nel calcio: se non segni nelle partite di cui sopra, non importa se sei stato un punto fermo della tua squadra per un periodo anche prolungato di partite. “Non hai inciso”. C’è poco da fare.

Penso anche che sia arrivato il momento di smetterla di pensare ai campioni del passato.

“Non ci sono più i Maldini, Nesta, Pirlo e Insigne non sarà mai Baggio, Totti o Del Piero”.

Ma perché avrebbe dovuto esserlo?

Per lo stesso motivo in Spagna dovrebbero sminuire Koke o David Silva perché non sono Xavi e Iniesta o in Inghilterra denigrare qualsiasi centrocampista da qui a sempre perché nessuno sarà mai Scholes, Lampard o Gerrard. Ma che ragionamento è?

Intanto Insigne ha scritto indelebilmente il suo nome nella storia del calcio italiano vincendo un Europeo, da protagonista, leader e con la 10.

Il resto è filosofia, nostalgia, chiacchiere. Aria fritta, ecco.

Veniamo poi alla storiella che nessuno se l’è filato, che può berla solo chi non mastica calcio ogni giorno.

Siamo nel bel mezzo di una pandemia mondiale che ha messo in ginocchio le finanze dei club.

Insigne ha 31 anni e gioca in un ruolo pieno zeppo di giovani talenti. Foste un club, andreste su un 31enne in scadenza già a gennaio, negoziando inevitabilmente al rialzo, o aspettereste di vedere come si svilupperà il terzo mercato estivo nell’era covid?

Io credo, infine, che Lorenzo Insigne sia un campione, che siamo stati fortunati ad ammirarlo per 400 partite a Napoli. Un giocatore dalla classe indiscutibile, che percorre in media 11 km a partita, fa la fascia su e giù, che lo trovi dietro il tuo terzino a ripiegare un paio di volte a partita.

Un centrocampista che gioca in attacco, un meraviglioso sarto che cuce centrocampo ed attacco, che fa girare la squadra, che dialoga con attaccanti e centrocampisti ed è veramente straordinario in rifinitura.

E oltre tutti questi aspetti (che può cogliere esclusivamente chi guarda partite intere e non solo gli highlights), ha fatto ad oggi 114 gol e 91 assist con il Napoli.

Quindi perché tutta questa mancanza di considerazione da quella che spero sia semplicemente una minoranza rumorosa?

Io ho motivato il mio pensiero, l’ho ampiamente argomentato e spiegato.

Vorrei che si facesse lo stesso per i pensieri diversi dai miei su Insigne.

Però non viene fatto. Tutt’altro. Sembra un partito preso.

Ma vorrei soprattutto un minimo di rispetto per un ragazzo tifoso del Napoli, napoletano, che ha sempre dato tutto, che ha sopportato critiche spesso ingenerose, insulti che poco hanno a che fare con il calcio e che con più di 400 presenze ha scritto pagine importantissime di calcio e di storia a Napoli.

Rispetto e sostegno, almeno in questi ultimi mesi.

Per quello che è il capitano del Napoli.

E Forza Napoli Sempre.

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