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Manzini: «Ci sono troppi calciatori stranieri. Adesso scappa anche Insigne»

Lo scrittore alla Gazzetta: ««Il mio mito era Adriano Panatta. Portavo i capelli come lui. Mourinho non sta facendo bene, Guardiola sì che sa di pallone»

Manzini: «Ci sono troppi calciatori stranieri. Adesso scappa anche Insigne»

La Gazzetta dello Sport ha intervistato oggi lo scrittore Antonio Manzini, autore di diversi libri in cui narra le avventure di Rocco Schiavone, il vicequestore fuori dagli schemi, che agisce spesso in proprio e se ne frega del potere e del sistema.

Romanista con un passato da tifoso di Mazzola, come lui stesso spiega, lo amava per i suoi baffi e perché era bravissimo. Poi l’approdo alla Roma con Bruno Conti e poi Totti

«Lui è stato l’ultimo vero simbolo giallorosso. Io ho avuto grande ammirazione per Baggio, Del Piero, Nesta, Maldini. Totti ha dato sempre l’impressione di essere uno di noi, uno che giocava sotto casa finché poteva. Un ragazzo che ha vissuto su un campo di calcio. Peraltro simpaticissimo come persona»

Bello il calcio di un tempo, secondo Manzini, quando si pensava solo a giocare a calcio e i calciatori non erano bambini viziati che pensavano solo ai soldi

«Mi è venuto a noia. Oggi è il trionfo dei procuratori. Una macchina da soldi. E i calciatori sembra che mentano facendosi scoprire. Recitano piuttosto male. Bambini viziati, con troppi soldi. E poi non mi piace vedere così pochi italiani per squadra. Io sono l’opposto del razzismo, ma così non ha più senso. Sa che faccio? A volte mi guardo la Serie B e qualcosa di estero. Una volta c’era una regola: non più di tre stranieri per squadra. Mi domando: non ci saranno dei buoni calciatori italiani? Adesso scappa anche Insigne»

Il suo grande amore è il tennis, a cui non gioca a causa di una discopatia

«Il mio mito era Adriano Panatta. Portavo i capelli come lui. È un personaggio che stimo, l’ho sentito sul caso Djokovic e sono d’accordo con lui. Il tennis è un gioco, ma i soldi anche lì prevalgono»

E su Mourinho

«Non sta facendo bene. Non ha fatto bene al Tottenham. Con l’Inter faceva un buon catenaccio. Guardiola sì che sa di pallone. E stimo Simone Inzaghi, bravo pure alla Lazio. Non era un campione rispetto al fratello che non era Vialli, ma segnava. Ora, da allenatori, i ruoli si sono capovolti»

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