A Libero: «Capii la portata del calcio in Italia quando il Bassano mi minacciò di morte per la retrocessione. Da allora pesai ogni virgola delle sentenze sportive»

Libero intervista Gianpaolo Tosel: fino al 2016 è stato giudice sportivo di Serie A e B, ha ricoperto la carica per 15 anni.
«Il calcio di oggi è in mano alle Asl, che gusto c’è? Non è falsato, proprio non è un campionato, con i risultati che ballano in base a non si sa quali norme: è grave e sconsolante».
Tosel dice di non invidiare Gerardo Mastrandrea: sarà in grande difficoltà, in questo momento.
Racconta di essere entrato nel calcio per una nomina politica.
«In quell’epoca la giustizia sportiva era in mano all’area romana e toscana. Fu una sorta di operazione proto-leghista per riequilibrare il potere».
Dopo un anno capì la portata del calcio nella società italiana.
«Dopo un anno mi fu tutto chiaro. Era il 1985, ero anche Sostituto procuratore a Venezia e stavo portando avanti il maxi processo alla Brigate Rosse. Vivevo blindato con sei uomini di scorta: caserma dei carabinieri-aula bunker, aula bunker-caserma, diventata la mia casa. Un giorno, il caposcorta mi chiamò: “Dottore, secondo i servizi c’è una minaccia per la sua vita proveniente da Bassano del Grappa”. “Ma come, terroristi anche nella culla degli Alpini?”, risposi. “No, no, lei ha fatto retrocedere il Bassano e alcuni tifosi vogliono fargliela pagare”. Figurarsi se avevo paura, io che ogni giorno guardavo in faccia i brigatisti. Però quel giorno capii la portata del calcio nella nostra società. Da allora ho pesato ogni virgola, ogni parola nelle motivazioni delle sentenze sportive».
Di squalifiche, in 15 anni, ne ha comminate parecchie, ma quelle che gli hanno destato più preoccupazione sono state le quattro giornate a Higuain.
«Quelle che però mi hanno fatto più penare sono state le quattro giornate a Higuain, dopo che spintonò l’arbitro con l’Udinese, nel 2016: a Napoli l’hanno presa talmente male che hanno perfino aperto il sito “Odio Tosel” per potermi insultare».