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Tronchetti Provera: «Il lancio millimetrico di Suarez contro la Spal mi emozionò come il Triplete»

Al Sole 24 Ore: «Milano non ha mai avuto un dominus, come Agnelli a Torino. Torino aveva un rapporto diretto con la politica di Roma. Milano no»

Tronchetti Provera: «Il lancio millimetrico di Suarez contro la Spal mi emozionò come il Triplete»

Sul Sole 24 Ore un’intervista a Marco Tronchetti Provera, dal 1992 amministratore delegato del gruppo Pirelli, del quale è stato presidente dal 1996 al 2015, data in cui ne è diventato vicepresidente esecutivo. Dal 2001 al 2006 è stato presidente di Telecom Italia.

Racconta di essere entrato per la prima volta in una fabbrica quando aveva tredici anni, con suo padre.

«Mio padre conosceva il tedesco e parlava il francese e l’inglese. In casa nostra, con lui e con mia madre Giovanna, parlavamo in francese. L’educazione era molto severa, ma anche divertente. A dieci anni assistetti alla mia prima partita di calcio: a San Siro l’Inter giocava con la Spal. Ricordo, pochi anni dopo, l’esordio di Luis Suárez, appena arrivato all’Inter dal Barcellona. Era sera. Fece un lancio millimetrico di quaranta metri che lasciò tutti a bocca aperta. Una emozione fortissima, paragonabile a quella provata, tanti anni dopo, con il Triplete conquistato dal mio amico Massimo Moratti. Ho frequentato l’istituto Zaccaria, dei Padri Barnabiti, dalle elementari al liceo classico. Alle superiori, mi piacevano molto storia e filosofia. Studiavo, per riuscire a cavarmela. Era una scuola di grande rigore. Il mio professore di latino e greco, Luigi Annibaletto, che era un traduttore di Erodoto e di Tucidide, entrava in classe e ci parlava in greco antico. Appartengo a una generazione per la quale il liceo era una sorta di libertà vigilata fino alla maturità. La libertà coincideva poi con l’università. Anche se, in quel modello educativo, erano certe le pene, se uno per esempio non passava gli esami in Bocconi, e non erano affatto sicuri i premi, che di solito si applicavano sulla possibilità o meno di vedere le ragazze e di guidare la macchina».

A diciotto anni, racconta, «iniziai a prendere in prestito la Mini Minor usata di mia mamma».

Parla del rapporto tra economia e politica:

«Milano non ha mai avuto un dominus, una funzione che invece rivestiva a Torino l’Avvocato Agnelli. Alcune grandi personalità, naturalmente, spiccavano: prima di tutto Leopoldo Pirelli, che ebbe una forte proiezione nazionale quando contribuì a modificare la natura di Confindustria con il lavoro di riforma che portò al Rapporto a lui intitolato. A Milano, esisteva un senso democratico delle cose e delle persone. Le gerarchie non erano verticali come a Torino. Torino aveva un rapporto diretto con la politica di Roma. Milano non lo ha mai avuto».

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