Ad As: «Mi lusinga l’interesse delle big di Spagna, ma ora penso solo al Napoli. L’idea di tornare in Spagna in futuro c’è: è casa mia»

Alla vigilia di Barcellona-Napoli, As pubblica una lunga intervista al centrocampista del Napoli Fabián Ruiz.
«È una partita storica per Maradona. Per i napoletani è un dio, sentiamo il dolore della città dopo la sua morte e vogliamo rendere omaggio alla squadra che lo ha portato in Europa. Poi devo ammettere che abbiamo ancora la spina nel fianco per il precedente scontro di Champions League. Quel 3-1 della gara di ritorno è stata una punizione eccessiva, e vogliamo una rivincita. È un grande club, ha grandi valori, ma arriviamo con fiducia. Penso che sarà un confronto alla pari e spero che questa volta il risultato sarà diverso».
L’assenza di Messi potrebbe essere un vantaggio.
«È sempre un sollievo che non sia nella squadra rivale. Come l’argentino non ce ne sono, ma hanno giocatori decisivi in ogni settore del campo».
Il suo obiettivo è tornare a giocare in Nazionale.
«Sto lavorando sodo per poter tornare. Rappresentare la Spagna, per me, è la cosa migliore e voglio essere pronto per quando l’allenatore lo riterrà opportuno. Mi piacerebbe: è un obiettivo che ho. Le cose per me stanno andando bene, a livello personale e di squadra. Spalletti mi ha fatto migliorare ogni giorno, tirando fuori il meglio di me».
Nel 4-2-3-1 del mister si trova benissimo, dice.
«In questo modulo mi sento benissimo. Avere un partner accanto a me come Anguissa o Lobotka che mi copre mi dà più libertà. Ogni volta che posso, cerco di raggiungere l’area e di concretizzare. Sto migliorando in questo aspetto».
Su Spalletti:
«È un allenatore speciale. È totalmente ossessionato dal calcio, lo adora, ci pensa 24 ore al giorno. Ha un rapporto molto stretto con tutti i giocatori, gli piace parlare, scherzare… Sa guidare il gruppo e siamo tutti contenti. Questo è evidente sul campo, abbiamo le idee chiare».
Fabian ha preso il Covid due volte, ma non ha avuto contraccolpi in termini di prestazioni.
«Ne abbiamo parlato con i medici. È stato un po’ strano, non so perché, ma appena sono risultato negativo sono tornato in campo ed era come se non mi fossi mai fermato, avevo subito il ritmo. Prima di contagiarmi, anzi, non stavo vivendo il mio momento migliore. È stato un anno difficile per tutti e fermarmi, forse, mi ha fatto bene».
Sullo scudetto:
«Sappiamo che è complicato, ma siamo una grande squadra e possiamo esserci fino alla fine, lo dimostrano i dati. Ho vinto un titolo a Napoli, la Coppa del 2020, e ci ha lasciato con l’amaro in bocca per non averlo potuto festeggiare con la nostra gente a causa del Covid. Non posso nemmeno immaginare cosa accadrebbe in città se realizzassimo quel sogno. I tifosi se lo meritano. Notiamo il loro supporto non solo allo stadio, che è normale, ma anche giorno per giorno, per strada, ovunque».
Parla di Napoli come di una seconda casa, anche se all’inizio non è stato facile adattarsi. Ad aiutarlo è stato Mertens, lo definisce «uno della mia famiglia».
«Questa è già la mia seconda casa. Sono incredibilmente grato alla città e a tutte le persone che ho incontrato. Non saprei dire cosa non mi piace di Napoli. È una città che ha tutto: spiagge, posti bellissimi, si mangia molto bene, un bel clima e la gente è molto simile a quella dell’Andalusia. Ogni giocatore che viene in squadra e ogni persona che viene a trovarmi è felice».
Su Koulibaly
«È un leader e una brava persona, un pezzo di pane. Aiuta sempre chi ne ha bisogno. Siamo molto contenti della loro vittoria in Coppa d’Africa».
Su Ancelotti:
«Se sono a Napoli è soprattutto per merito suo. Ha mostrato il suo interesse per me e poter lavorare con un allenatore come lui è speciale».
Sul futuro e l’interessamento dei club della Liga.
«Mi lusinga che i grandi club siano interessati a me, è chiaro. In questo momento penso solo al Napoli, sono molto a mio agio qui e abbiamo grandi sfide davanti a noi. L’idea di tornare in Spagna in futuro è sempre lì: è casa mia».