Il mio amico laziale mi aveva detto che Patric ci avrebbe fatto un regalo. Dopo aver visto il fallo di Rabiot in area su Zurkowski non ho più dubbi, torneranno in corsa per lo scudetto
FALLI DA DIETRO – 27° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22
Prima della fine del mondo il Napoli al terzo match-ball agguanta la vetta.
I cinque minuti di ritardo per la pace in Ucraina cancellati dai cori razzisti che nessuno punisce.
Non partono bene gli azzurri impegnati a scacciare i fantasmi che si erano materializzati in settimana.
Centrocampo in difficoltà contro la qualità dei pari ruolo avversari.
Poi lentamente la squadra si libera dalla prigione di lacci e di catene.
La chiave sta tutta nel cambio di fra Cipolla.
Fuori il fantasma immateriale del Signorinello Pallido.
Dentro il macedone, per una volta impiegato nella zona di campo a lui più congeniale.
È lì che lo Zircone si trasforma magicamente in Diamante.
Succede che Patric perda palla in uscita.
Me ne aveva parlato il mio amico laziale Giorgio.
Alle mie funeste previsioni pre-partita mi aveva rassicurato contrapponendo le sue.
Patric ci avrebbe fatto un regalo.
E Patric il regalo ce lo fa.
Elmas intercetta. E trasmette al Pibe di Fratta che da fuori indovina un siluro imparabile.
Primo gol su azione del capitano e vantaggio per noi.
Il Napoli insiste.
C’è un gol annullato per fuorigioco. C’è un rigore ignorato da arbitro e Var. C’è un gol mangiato da Politano.
E così gli aquilotti a due minuti dalla fine trovano il pareggio con un super gol di Pedro.
Esplode l’Olimpico. E potrebbe finire qui.
Ma qui non finisce.
Ancora quattro minuti.
E avviene la magia.
Il carattere, la rabbia, la determinazione, la voglia di vincere.
Mancano quaranta secondi.
Ounas subentrato si inventa un preziosismo.
Rifulge il Diamante lì al centro.
Palla al Pibe che invita con precisione l’Odalisco andaluso.
Dal sinistro più bello al mondo parte una stella filante radiosa che incendia la porta di Strakosha.
Ne fece uno simile la Pulce allo scadere del Clasico del 2017 finito 2-3.
Poi l’immagine che commuove.
I ragazzi azzurri uniti nella gioia sfrenata si fanno cento metri di corsa per andare a salutare i tifosi impazziti.
Tutti a correre pazzi di gioia, tutti a volare, tutti a urlare e a ridere dentro e fuori.
Tutti a ridere da tutti i pori. Tutti a urlare contro il cielo.
Tutti a correre e a fuggire dal tempo presente così oscuro.
Tutti a inventarsi una promessa. Per i giorni che verranno.
Undici finali d’inferno.
Domenica si ricomincia e c’è il Diavolo.
Sabato si è giocata Everton-Manchester City.
L’ucraino Zinchenko ha preso molto a cuore la tragedia del suo paese, partecipando a manifestazioni di protesta contro la Russia.
Qualcuno lo ha criticato aspramente per questo.
Ma ha confidato al suo allenatore, Guardiola, che se la sentiva di giocare.
Poi, prima del match, vedendo tifosi e giocatori con la bandiera dell’Ucraina non regge l’emozione e scoppia in lacrime.
Allora Mykolenko, giocatore dell’Everton anch’esso ucraino, gli corre incontro e lo abbraccia fraternamente. Bello.
Intanto le milanesi sembrano aspettare che la Vecchia, fra inciampi, cadute e evidenti pippaggini si presenti al gran ballo di gala.
Dopo aver visto il fallo di Rabiot in area su Zurkowski non ho più dubbi. Gli ergastolani torneranno in corsa per lo scudetto.
Sia chiaro. Al Castellani, a parte l’amico Maresca che ha dato una mano, senza Vlahovic questa partita non l’avrebbero vinta.
Un grande centravanti. Un grande investimento. Niente da dire.
E con questo, siamo a quota 13 risultati utili consecutivi. L’inseguimento continua.
A San Siro va in scena la sintesi di questa modesta Serie A.
Lenta, noiosa, spezzettata da infiniti falli tattici.
Spettacolo assente.
Leao è l’unico in grado di offrire qualche brivido di imprevedibilità.
Milan schiera tutte le bocche da fuoco e scende in campo deciso a prendersi l’intera posta per allungare sull’Inter, dopo aver già fallito un match ball all’Arechi.
Ma non riesce a trovare il bandolo della matassa.
Il gol rossonero è un episodio che giunge come un fulmine a ciel sereno.
Leao va in gol da centravanti di sfondamento.
Nel vero senso del termine, perché abbatte letteralmente Becao.
San Siro si infiamma. Il più è fatto, si pensa, abbiamo scardinato la trincea friulana.
Ma i cambi di Cioffi funzionano.
Il mister si gioca Pereyra e Udogie e viene premiato, fino al contestatissimo pareggio di Udogie.
Manco il tempo di perculare i cugini ed ecco scendere a Marassi un’Inter tesa e contratta cui non riesce neanche il solletico ai Grifagni grifoni ridisegnati da Alexander Blessin, tecnico che si può sintetizzare in tre parole.
Rangnick, Red Bull, pressing.
Ma chi è questo Blessin?
E’ esponente della nuova generazione di tecnici tedeschi detti “laptop trainers”, allenatori da portatile.
Espressione dispregiativa coniata a suo tempo da Mehmet Scholl per definire un coach privo di esperienza sia di panchina che di campo.
Ma in seguito diventata sinonimo di tecnico innovativo, brillante, ambizioso.
Come Thomas Tuchel, per citare il più noto.
Blessin è la scommessa di Johannes Spors.
Non appena sbarcato a Genova, il manager non ci pensa due volte.
Esonera in un lampo il disastroso Sheva, e chiama immediatamente Blessin, che nel frattempo è impegnato all’Ostenda.
Clausola rescissoria pagata e via a una rivoluzione che non è solo tecnica.
Forse è tardi per la salvezza. Ma il progetto è proprio interessante.
Per i Suninter quattro giornate senza vittorie sono tante, 313 minuti senza far gol sono tantissimi.
La piattaforma a luci rosse PornHub ha deciso di sostenere l’Ucraina in maniera plateale.
Come?
Vietando l’accesso al sito agli utenti che vengono geo-localizzati in Russia.
Chi si collegherà dalla Russia, infatti, non si troverà sullo schermo gli agognati filmati hard ma solo le bandiere dell’Ucraina e un messaggio di sostegno al Paese sotto attacco.
Il provvedimento non interessa Roman Abramovic fresco dimissionario dal Chelsea.
Lui ha deciso di assistere ai negoziati.
Si eccita così.