La celebre visita di Mazzola nello spogliatoio dell’arbitro Gonella e subito dopo un rigore molto dubbio. In panchina c’era Chiappella il brontolone di Rogoredo
Cinquantuno anni fa, proprio contro l’Inter il Napoli si inserì per la prima volta nella corsa-scudetto. La storia si ripete. Allora si giocò a Milano.
Terzo anno di Chiappella sulla panchina azzurra. Sormani, 31 anni, è l’acquisto più importante per una accoppiata tutta brasiliana con Altafini, 32 anni. Chiappella ha a disposizione Zoff, Improta, Panzanato, Pogliana, Zurlini, Bianchi, Ghio, Altafini, Juliano, Sormani, Ripari, Hamrin, Monticolo, Abbondanza e Gaspare Umile siciliano di Marsala per poche partite.
Sorpresa delle sorprese. Il Napoli fila in testa dalla prima giornata. La difesa è una fortezza. L’attacco fa pochi gol, ma bastano gli 1-0 per battere Varese, Sampdoria, Fiorentina, Juventus (rete di Pogliana), Vicenza.
Alla decima giornata viene su il Milan di Rocco con Cudicini, Schnellinger, Benetti, Rivera, Prati che vince al San Paolo 1-0 sul campo, poi 2-0 dal giudice sportivo per i fuochi d’artificio che colpiscono due rossoneri. Il Milan va in testa, tallonato dal Napoli.
Alla sedicesima giornata viene avanti l’Inter di Invernizzi (che ha sostituito Heriberto Herrera dopo cinque partite). Inter e Napoli inseguono il Milan. Alla ventunesima giornata Milan 32 punti, Inter 31 e Napoli 29 (la vittoria vale due punti). Corsa-scudetto a tre. La Juventus è lontana.
Il Napoli sale a Milano per affrontare l’Inter. E’ il 21 marzo 1971. Primavera a San Siro. Chiappella schiera Zoff; Ripari, Pogliana; Zurlini, Panzanato, Bianchi; Sormani, Juliano, Umile, Altafini, Improta. L’Inter scende in campo con Vieri (46′ Bordon); Bellugi, Facchetti; Bedin, Giubertoni, Burgnich; Jair (82′ Frustalupi), Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso.
All’andata il Napoli ha battuto l’Inter 2-1: vantaggio nerazzurro con Jair al 50′, rimonta azzurra in cinque minuti con Pogliana al 70′ e Ghio al 75′.
Il Napoli stava vincendo anche a Milano. Colpo di testa di Juliano, respinta difettosa di Lido Vieri, gol di Altafini (40’). Gonella espelle Burgnich per un fallo su Umile (44’). Nell’intervallo, Sandro Mazzola si precipita nello spogliatoio dell’arbitro. “Gonella, lei sta favorendo il Napoli, si dia una regolata perché qui finisce male” urla.
Intermezzo azzurro in tribuna-stampa. Peppino Pacileo, il nostro sovrano nelle trasferte al seguito del Napoli, accende la pipa mandando segnali di fumo verso il golfo azzurro. Romolo Acampora mi chiede la seconda Marlboro, dal taschino della sua giacca spunta un pacchetto delle medesime sigarette, ma non si toccano, è la sua pochette intoccabile. Nino Masiello scriverà uno dei suoi “pezzi” mirabili per “Tuttosport”. Carletto Iuliano, per l’anima mia, rovescia la cronaca del match nel microfono del suo personalissimo telefono. Ciccio Degni del “Corriere dello sport” sorride.
Napoli in superiorità numerica nella ripresa mentre cala la nebbia. La partita si capovolge. Gonella assegna un rigore all’Inter per un fallo discutibile di Panzanato su Mazzola (che forse se l’era cercato). Boninsegna batte un rigore irregolare fermandosi a metà corsa, segna (55’) e raddoppia in acrobazia di testa (58’). Il Napoli è tagliato fuori dalla corsa scudetto.
Nelle restanti partite, l’Inter fece 15 punti, il Napoli 11. L’Inter vinse il campionato quattro punti davanti al Milan e sette davanti al Napoli. Alla squadra azzurra rimase il record della difesa meno battuta: 19 reti in trenta partite, diciotto gare senza prendere gol.
A Milano, rimasero famose le frasi di Chiappella. “Abbiamo segnato troppo presto”. “Giocare in undici contro dieci è sempre difficile”. Chiappella, il brontolone di Rogoredo, ci raccontava la rissa di Belfast con la nazionale nel dicembre del 1957, pugni, calci e spintoni, Peppone tra i lottatori più scatenati contro i nord-irlandesi, e lo scudetto che aveva vinto nel 1956 con la Fiorentina di Fulvio Bernardini, in campo Julinho, alto e magro, baffetti alla Clark Gable, la migliore ala destra brasiliana dopo Garrincha, e Magnini, Cervato, Giuliano Sarti, Miguel Montuori, il piccolo toro argentino con padre di origini napoletane, e Virgili, filiforme centravanti friulano, soprannominato Pecos Bill, che segnò 21 gol per lo scudetto.