Óscar Mayo (che ha 32 anni…) al Pais: “Il nostro è un modello di crescita, non di salvataggio. Facciamo in 5 anni quello che avremmo fatto in 20”

Mentre in Italia Dal Pino dava le dimissioni da Presidente della Serie A (anche) per aver fallito nel progetto-fondi, in Spagna è stata costituita LaLiga Group, la holding nella quale il fondo CVC avrà una quota dell’8,2% nei prossimi 50 anni in cambio di un investimento di 1.994 milioni di euro che i club sono vincolati a destinare per il 70% alle infrastrutture, per il 15% al debito e per un altro 15% al mercato. Sono le due facce di una stessa medaglia manageriale.
Ne parla al Pais Óscar Mayo, giovanissimo (ha 32 anni anni, pensate il corrispettivo in Italia…) amministratore delegato della Liga. Parla della feroce battaglia con Real Madrid, Barcellona e Athletic che non hanno firmato l’accordo, e con la Federcalcio. Spiega che “c’è stata una crisi tremenda ma qui i club non hanno chiesto soldi al governo come in Italia o in Francia”.
“Il piano – dice – ci permetterà di crescere in un periodo di quattro o cinque anni per quanto saremmo cresciuti nei prossimi 20. Si trattava di accelerare la crescita in modo rilevante. Non è un salvataggio. Crediamo di poter continuare a crescere. Nella prossima competizione nazionale per i diritti televisivi, in cinque anni, aspiriamo a crescere oltre il 15% rispetto all’attuale contratto, che era comunque molto buono”.
Spiega che dal punto di vista della “sovranità” non cambia nulla: “Nel consiglio di amministrazione di LaLiga Group abbiamo la maggioranza degli otto amministratori. Cinque sono nostri (quattro club e il presidente), due sono del CVC e uno è indipendente. Inoltre, il voto decisivo in caso di parità è quello del presidente. Praticamente non hanno veto su nulla, se non nelle decisioni sui grandi investimenti che li riguardano. Il controllo della società e dell’operazione è detenuto da LaLiga”.
“Questo accordo sarà un pioniere in Europa, noi saremo un modello. La Francia ci sta, il campionato italiano lo riprenderà e la Bundesliga segue la stessa linea con i suoi diritti internazionali. Anche la valutazione di LaLiga, 24.100 milioni, è stata molto criticata. In Italia la Serie A era valutata il 40% in meno dopo una gara con sei investitori“.