Intervista a Repubblica: «Nello sport le donne hanno meno opportunità di carriera. Nei comitati olimpici la presenza è al 10%»

La Repubblica intervista Federica Pellegrini. Debutterà a Pechino come membro Cio. Le viene chiesto se ha nostalgia del nuoto da atleta.
«Mi arriva di solito il sabato mattina, ma dopo un paio di ore mi ricordo perché ho smesso. Dopo una settimana di impegni, il week end sono libera e mi dico che è il momento di fare un po’ di attività fisica. Vado in piscina con Matteo Giunta, mio allenatore e prossimo marito, mi unisco al suo gruppo bellissimo e di cui sono un po’ invidiosa, ho voglia di quel tipo di compagnia, buttarmi in acqua con loro mi viene facile. Nonostante non nuoti da due mesi, mica mi faccio un bagnetto, se entro in vasca seguo gli allenamenti dei nuotatori. Ma poi finisce che sono morta e sepolta e mi è chiaro perché è finita».
Stare dall’altra parte della barricata, racconta, è una prospettiva avvincente.
«Ci sono molte cose che la commissione atleti fa, farà e che si possono migliorare. Lavorare tanto sull’informazione per gli atleti stessi, far loro sapere che nel Cio e nel movimento olimpico ci sono dei punti strategici che possono aiutare ad affrontare un evento così stressante dal punto di vista soprattutto emotivo e mentale. Anch’io da atleta che ha fatto 5 Olimpiadi non sapevo che ci sono e sono sempre esistite risorse messe a disposizione per questo, dalle accoglienze alle linee di consulenza con traduzioni multilingua perché parlare la propria, quando si sta male, è fondamentale. Il benessere psicologico è cruciale, non lo scopriamo adesso, anche se sembra essere diventato un tema solo quest’estate quando molti ne hanno parlato a cominciare da Simone Biles. E poi tanto si deve fare a favore delle pari opportunità».
Le sportive sono discriminate?
«Andando avanti nella carriera le donne hanno meno occasioni e non solo nello sport. Abbiamo visto i numeri di Tokyo: stessa percentuale di atleti presenti e medaglie vinte tra un genere e l’altro. Il problema è quando poi guardi alle colonnine che misurano la presenza di donne e uomini in altre posizioni, dagli ufficiali gara, ai presidenti delle federazioni e dei comitati olimpici agli allenatori. Fa impressione: solo il 10 per cento sono donne. Cosa succede tra il prima e dopo? Leggendo questi dati pensavo anche al mio nuoto: al livello di base, diciamo per un Assoluto, in Italia a bordo vasca si vede soltanto un 5% di allenatrici. E salendo nelle categorie competitive, a cascata diminuiscono».