«Addio alla storia e all’anima anche per uno sport tradizionalmente ‘puro’, professionistico solo dal 1995». Operazione da 180 milioni del fondo Silver Lake Partners
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È una vera e propria rivoluzione per il rugby quella raccontata sulle colonne dell’edizione odierna di Repubblica. Nonostante gli annunci del passato – tipo “L’haka non sarà mai in vendita” – il marchio degli All Blacks è stato venduto. È il fondo californiano Silver Lake Partners che dopo due anni di trattative con New Zealand Rugby si è assicurato il 10% dei diritti commerciali degli All Blacks. Circa 120 milioni di euro subito, altri 60 fra qualche mese. E soprattutto la novità: anche la mitica nazionale neozelandese ha un prezzo. Il brand commerciale ha un valore vicino ai due miliardi. A nulla è valsa l’opposizione del sindacato dei Tutti Neri.
Manca ancora il via libera delle federazioni provinciali e dei rappresentanti maori, però l’entusiasmo con cui David Kirk, presidente dell’associazione dei rugbisti e capitano degli All Blacks che nel 1987 vinsero il primo dei loro 3 titoli mondiali, lascia spazio a pochi dubbi: «Arrivano degli importanti capitali su basi economiche sane, Silver Lake sarà capace di sviluppare nuove possibilità di crescita». In altre parole: i californiani – che avranno grandi margini di manovra sulle scelte finanziarie e in termini di merchandising – ci faranno guadagnare più soldi. «E quei soldi serviranno a far progredire il nostro movimento in generale, in particolare rugby femminile e quello a livello regionale», ha aggiunto Mark Robinson, presidente della Federazione.
Anche il rugby è un business.
Anche uno sport tradizionalmente ‘puro’ come il rugby, professionistico solo dal 1995, è un grande business. «Non vediamo l’ora di mettere a disposizione le nostre risorse per permettere al rugby neozelandese di essere protagonista dell’innovazione, e approfittare delle occasioni che verranno», ha spiegato il dg del fondo, Stephen Evans. Addio alla storia, all’anima. «Le tecnologie legate ai numeri stanno trasformando tutti gli sport. È il futuro»