Retornaz punta a una medaglia a Pechino. E’ un imprenditore, parla il mandarino. E fa parte di quella squadra di atleti che riconosciamo solo ogni 4 anni
Joel Retornaz non lo conosce quasi nessuno. Oppure lo conoscono ogni 4 anni, poi se lo dimenticano. E’ a Pechino per la sua terza olimpiade, dopo Torino 2006 e PyeongChang 2018. Punta a una medaglia italiana nel curling. Sì, “quelli che scopettano sul ghiaccio”. Esempio tipico di sport minore, di quelli che l’Italia riscopre solo per i Giochi, anche con un bel po’ di ironia.
Al Giornale Retornaz racconta che significa essere campione di uno sport senza soldi. “Sulla carta non siamo tra le favorite per andare a medaglia, ci sono nazioni più attrezzate di noi come Gran Bretagna, Canada e Svezia. Ma rispetto a quattro anni fa, siamo tra le prime otto nazioni al mondo e possiamo giocarcela per il podio”.
“Io sono nato a Ginevra, città natale di mio papà, ma mi sono trasferito all’età di 4 anni e mezzo a Cembra, in Trentino, che è il paese di mia mamma e quello è uno dei pochi luoghi dove si è sempre praticato il curling fin da inizio anni ’70.
Anch’io ho provato il calcio come tutti i ragazzini, ma niente come il curling. Possiedo una società che vende super abrasivi industriali, sono delle materie prime per la costruzione di utensili per il taglio della pietra”.
Un atleta imprenditore, di quelli che fanno le cose per bene: “Ho preso una pausa dal curling nel 2013, sono stato 7 mesi a Shanghai. Ho fatto sette mesi di studio intensivo di cinese mandarino. Spero che mi possa tomare utile a Pechino…”.
Il curling è “un movimento piccolo”: “C’è ancora chi ironizza su questo sport, parlando di lancio delle pentole a pressione o ferri da stiro. Ci definiscono ‘quelli che scopettano sul ghiaccio’. È facile fare ironia sul curling, perché rincorriamo le stones con delle scope. A me non dà fastidio che si faccia ironia sul curling. Più se ne parla e più le persone potranno avvicinarsi a questa disciplina”.