Al Corriere dello Sport. «Giocavo con lui in Nazionale, mi consigliò di accettare. Quando eravamo in B gli amici mi chiedevano “ma chi te lo fa fare?”»
Ha vestito la maglia del Napoli dal 2000 al 2004. Erano anni bui, eppure José Vidigal, ex centrocampista portoghese, non dimentica la sua esperienza in Campania. L’ha dichiarato in una lunga intervista all’edizione odierna Corriere dello Sport.
Sono stati anni meravigliosi, una delle esperienze più belle della mia carriera da calciatore. Persi tutta una stagione per infortunio e quando tornai trovai una squadra retrocessa in Serie B. Dal punto di vista finanziario non vivevamo un momento positivo ma nessuno di noi ha mai pensato di mollare.
Di fatti, Vidigal dalla nazionale portoghese passò alla Serie B.
I miei amici, i miei ex compagni, la mia famiglia mi dicevano “chi te lo fa fare?” e io a tutti rispondevo che non avevano idea di quello che si viveva in città. Della passione della gente verso quella società. Non mi sono mai sentito in una squadra di Serie B, era come se lottassimo per vincere lo scudetto ogni domenica.
Come nacque l’idea di giocare del Napoli?
Stavo bene allo Sporting Lisbona ma avevo voglia di confrontarmi con un ambiente diverso. Quando arrivò la proposta del Napoli chiesi consiglio a Rui Costa, che giocava con me in Nazionale e che stava in Italia. Mi disse di accettare subito ma fu ancora più convincente: mi disse che tutti i giocatori al mondo almeno una volta nella vita dovrebbero giocare a Napoli. Solo chi gioca lì – mi disse – può capire cosa vuol dire amare una piazza, vivere un’esperienza così forte. Chi gioca a Napoli si rende conto di cosa vuol dire avere un’intera città alle spalle.
Un accenno anche alla sfida al Barcellona.
Ho affrontato il Barça in diverse occasioni: con la maglia dello Sporting Lisbona e con l’Udinese. Poi con la nazionale portoghese perché quando affrontavi la Spagna era come affrontare il Barcellona: l’80% dei calciatori venivano da quel club e il restante 20% dal Real Madrid. Ti scontravi con una squadra di campioni assoluti: a centrocampo c’era gente come Deco, Xavi e Iniesta. Si stava affacciando al grande calcio un certo Messi, in campo c’era Ronaldinho che faceva cose spettacolari. Oggi stanno ricostruendo ma la mentalità è sempre quella di una big, affrontano ogni partita per vincerla