POSTA NAPOLISTA – In tribunale, con i colleghi avvocati, alla ricerca del colpevole. Ma il colpevole non c’è, semplicemente il Napoli è questo e dobbiamo esserne orgogliosi
Il post Napoli Milan con il suo inevitabile corollario di delusione misto a frustrazione, si è caratterizzato per quella che è diventata una consolidata abitudine per i tifosi azzurri: la ricerca del colpevole per l’ennesimo (almeno per ora) sogno tricolore svanito.
E a questo gioco non fa eccezione il mondo legale cui il sottoscritto scribacchino appartiene: non credo di svelare alcun mistero nell’affermare che tra ascensori ed aule di udienza dei nostri Tribunali l’argomento Napoli è uno dei più dibattuti tra un pensiero all’ultima pronuncia della Cassazione e la maledizione bonaria al nostro ente previdenziale.
Ed allora accade che la chiacchierata con stimati colleghi di fede azzurra, freddi ed impassibili professionisti quando si tratta di individuare il codicillo adatto al proprio processo ma pronti a trasformarsi in passionali ed accalorati tifosi quando si arriva a discutere dell’utilità di Ounas in campo, è diventata l’occasione per addentrarsi in un terreno che tocca per certi versi il nostro ambito professionale: provare ad individuare il responsabile della disfatta di domenica sera, e più in generale della stagione che rischia di trasformarsi nella solita occasione mancata.
Proprio come in un processo civile si cerca di individuare chi sia il responsabile dell’inadempimento, o nell’ambito penale si provi a scoprire chi sia il colpevole del reato, nel nostro simposio azzurro si sono fatte strada le migliori elucubrazioni per individuare “o fetente” nel Napoli calcio: colui che puntualmente decreta la fine del nostro miraggio scudetto.
E allora avanti con le ipotesi. Il primo legale annuncia sicuro: stavolta non ci sono dubbi, Spalletti ha sbagliato i cambi! Ma quando mai replica il secondo: la colpa è ovviamente di Mario Rui che non azzecca un cross che sia uno. A quel punto interviene il penalista del gruppo che declama stentoreo: è inutile che vi arrovellate, la responsabilità è ovviamente di Insigne, che tiene la testa già ‘o Canadà.
Finché non arriva la sentenza del decano della comitiva: non perdete tempo, il pesce fetà dalla capa, la colpa è sempre del Pappone De Laurentiis che non vuole cacciare i soldi.
In questa sorta di processo sportivo celebrato da cultori del diritto nei corridoi delle aule d’udienza mi sovviene un dubbio che oso lanciare nell’arena dibattimentale: il colpevole non c’è.
Non esiste. Semplicemente perché non c’è colpa, non c’è reato, non c’è inadempimento.
Agli sguardi più che perplessi degli esimi colleghi mi lancio in una personale interpretazione del caso Napoli: non esiste un responsabile per l’ennesima non vittoria della nostra amata squadra semplicemente perché va cambiata la prospettiva con cui analizziamo la vicenda.
Restando nel gergo giuridico direi che per il fascicolo Napoli non siamo di fronte ad un giudizio di accertamento della responsabilità, ma ad un mero processo dichiarativo.
Provo a spiegare ai compagni di fede: l’analisi del caso Napoli degli ultimi 15 anni ci porta a mio avviso a poter pronunciare una declaratoria inappellabile: il Napoli chest’è!!!
Il Napoli semplicemente, o peggio ancora banalmente, non fa parte di quelle 10/12 squadre che vincono in Europa, o nello specifico di quelle tre solite che vincono in Italia. Non c’è Spalletti, Mario Rui o De Laurentiis che tenga.
È questo a mio avviso non è assolutamente un giudizio negativo, anzi: significa solamente guardare la realtà per quella che è ! Il Napoli non vince cosi come non vincono la Roma, la Fiorentina, il Bayer Leverkusen, il Tottenham, il Valencia, l’Olimpique Marsiglia e l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Non possiamo pretendere ciò che non siamo.
Ed allora cercare un responsabile per le nostre non vittorie è un esercizio di stile più che di sostanza.: se io sono alto 175 cm scarsi e ho la fronte alta non posso pretendere di essere alto 190 cm ed avere i rasta: perché semplicemente non lo sono.
Ecco, allo stesso modo il Napoli non fa parte dell’elite calcistica europea: è un dato di fatto. Questo non significa arrendersi all’idea di non vincere: tutti i tifosi sognano il trionfo, è umano. Ma dobbiamo essere consapevoli che tifare per una squadra come il Napoli è un mestiere complicato, e proprio per questo però affascinante.
A questo punto infervorato continuo: il punto è che la frustrazione del tifoso del Napoli, per quanto umanamente ineccepibile, rischia di fare il gioco di quelli che vogliono nel calcio la Super Lega dei ricchi e vincenti. Pensateci bene: il messaggio sottinteso di Agnelli e dei suoi potenti compari è lampante: lasciate al loro destino le vostre squadrette sfigate che non vincono mai e venite tutti invece a tifare per le nostre super squadre ricche di campioni e lustrini.
E invece no! Noi dobbiamo resistere: per noi tifosi del Napoli, cosi come per tutti i tifosi delle squadre “ altre”, la vittoria dei trofei non può essere l’unico parametro di riferimento. Per quelli come noi la chiave resta la Passione: quella che porta quattro professionisti del diritto di martedì mattina a discorrere della nostra squadra come fosse un affare di famiglia: o restando in tema, un caso da Sezioni Unite di Cassazione.
La mia arringa è giunta al termine. Sguardi incrociati dei colleghi. Qualche cenno di assenso tra mugugni a mezza bocca. Ci salutiamo: è giunto il momento di tornare alle nostre faccende giuridiche. E mentre ognuno resta ovviamente persuaso della propria tesi difensiva, l’unica certezza cui giungiamo tutti prima di congedarci è il nostro Forza Napoli Sempre. Che per noi avvocati tifosi è un brocardo indiscutibile esattamente come quello che troviamo quotidianamente nelle aule di udienza: La Legge è Uguale Per Tutti.
Poi ripenso alla Super Lega, ad Agnelli: beh si, insomma…