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Elodie: «Ho sofferto l’emarginazione. Ho sempre paura di perdere all’improvviso ciò che ho costruito»

Al CorSera: «L’emarginazione è una condizione totale. Sei destinato a sentirti sempre un po’ fuori posto. Mi sono sentita molto sola nella vita»

Elodie: «Ho sofferto l’emarginazione. Ho sempre paura di perdere all’improvviso ciò che ho costruito»

Il Corriere della Sera intervista Elodie. E’ nata e cresciuta in un quartiere alla periferia di Roma, Quartaccio. Per anni ha vissuto da emarginata.

«L’emarginazione è totale, quando sei emarginato è una condizione fisica, sociale, psicologica. E più cresci e più diventa difficile interagire con il resto della società perché ti sentirai sempre un po’ fuori posto. È come entrare in un negozio di lusso e avere la sensazione che non è il tuo luogo, che non ti senti a tuo agio»

Ma lei è riuscita a costruirsi un futuro.

«Ho imparato che si può realizzare quello che si vuole nella vita. Nessuno ci può imporre dove dobbiamo stare, in quale contenitore essere. Nessuno ci può inchiodare al posto dove siamo nati, dove siamo cresciuti. Nessuno può decidere che noi dobbiamo essere emarginati per tutta la vita. È una condizione che ho sofferto. Ma poi ho lottato, mi sono difesa. Non mi sono fatta attribuire un destino da altri».

Convive con una paura.

«Ho sempre paura che quello che ho costruito nel tempo mi venga tolto da un giorno all’altro. Con quest’ansia convivrò sempre. Ognuno convive con i propri mostri. Questo è il mio».

Ha la fama di essere molto suscettibile.

«È vero, mi arrabbio spesso. Mi arrabbio perché mi difendo. Mi rendo conto che ci sono dei meccanismi difensivi che però ormai sono troppo grande per utilizzare. In realtà uso la rabbia perché mi sento fragile. Sono grande, ho trent’anni e quando mi sento ferita, ma anche da cose che apparentemente sono niente, reagisco comunque con rabbia. Mi difendo subito, ho paura di non essere presa sul serio, ho paura di non sembrare intelligente, cerco di difendere la mia posizione, sempre. Talvolta esagero e mi scuso».

I suoi genitori si sono separati quando lei e sua sorella erano bambine.

«Non mi sono mai sentita figlia. Anche oggi faccio sempre un po’ fatica a capire cosa veramente mi renda così reattiva, quasi animalesca. È la paura della solitudine, banalmente. Credo che ce l’abbiamo un po’tutti, io mi sono sentita tanto sola nella mia vita».

Com’era Elodie negli anni delle gite scolastiche?

«Al liceo volevo solo diventare grande, ero stanca di essere adolescente. L’adolescenza non l’ho vissuta con rispetto, l’ho detestata moltissimo. A scuola ero rispettata perché ero molto attenta agli altri, molto protettiva anche nei confronti della classe, dei professori che amavo. Però un po’ spaventavo perché ero molto aggressiva, ho sempre esposto i miei pensieri con molta veemenza. Diciamo che non lasciavo correre e le cose le dicevo in modo abbastanza diretto».

Quando si è resa conto di essere bella?

«La bellezza è molto legata al modo in cui mi sento come donna, a come cammino per strada, a quanto sono orgogliosa di me, quanto mi piaccio. Ci sono stati momenti in cui mi sono piaciuta molto: al liceo mi sentivo bellissima perché mi piacevo io, mi piaceva il mio carattere, mi sembrava di avere personalità e questo mi faceva sentire bella. Poi ho avuto momenti in cui sono stata più triste, a vent’anni, mi sono rasata, ho pensato che fossi troppo legata all’estetica, al voler sembrare bella e quindi ho cercato di spostare lo sguardo degli altri all’interno di me. Per alcuni anni mi sono disinteressata del mio aspetto. Ora invece lo curo molto, perché sono anche più equilibrata. Mi piaccio esteticamente perché mi piaccio anche io. Penso di essere una brava persona. E in più sono vanitosa, mi piace, in questo momento della mia vita. Mi diverte anche essere leggera».

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