La mission del Ct comincia già nella triste amichevole di domani. «Durante l’assedio di Sarajevo, uno scultore musulmano raccoglieva per strada le schegge delle bombe serbe e le trasformava in opere d’arte»
Dopo giorni difficili circola sempre più insistentemente una voce: il ct Mancini non vuole lasciare da perdente e avrebbe deciso di rimanere in sella, sulla panchina dell’Italia. È pero impensabile che una sconfitta del genere, al di là dei temi più politici, ovviamente strettamente collegati al campo, non comporti anche un ripensamento della nazionale italiana dal punto di vista strettamente tattico. Ne parla l’edizione odierna della Gazzetta.
La nuova Italia potrebbe avere meno palleggio, ma più peso, più dinamismo e più verticalità. Qualità importante, perché la nostra forza sono gli esterni offensivi: Berardi, Chiesa, Zaniolo, Spinazzola… Prima ricevono palla in spazi aperti, più possono fare male. Mancini sa bene che se Berardi farà il salto in un grande club e comincerà ad abitare con continuità le notti di Champions, non tremerà più davanti a una porta vuota, come a Palermo. Acquisterà quella sicurezza e quella personalità che hanno permesso a Chiesa di diventare il Leone di Wembley dopo un anno di Juve. Il discorso vale anche per Scamacca e Raspadori che, fatte le debite proporzioni, possono dare a Mancini i movimenti di Drogba e Sneijder. Scamacca, già più cattivo sotto porta e più attrezzato tecnicamente, se non smette di crescere, può darci ciò che abbiamo aspettato invano da Immobile. Domani, anche per lui, un passo importante. Durante l’assedio di Sarajevo, uno scultore musulmano raccoglieva per strada le schegge delle bombe serbe e le trasformava in opere d’arte. E’ un po’ la missione di tutti: trasformare il male in bene. Ci proverà il Mancio domani a Konya: scolpire un’amichevole triste, una scheggia di Apocalisse, per cominciare a modellare la nuovo opera d’arte che verrà.