POSTA NAPOLISTA – Vorrei che l’autore dell’articolo toccasse con mano la cordialità, l’umanità di un popolo meraviglioso che mi ha adottato due decenni fa e non mi ha mai fatto sentire fuori posto
Caro Napolista, se me lo permetti vorrei replicare al delirante articolo di Mario Piccirillo e vorrei farlo da tifoso del Napoli che ha trascorso metà della propria vita in una città, Verona, che l’autore del pezzo dipinge a tinte fosche.
A scanso di equivoci, ho frequentato la famigerata Curva Sud dell’Hellas da tifoso dichiarato degli Azzurri, e non mi è mai accaduto nulla. Sempre per sgomberare il campo da dubbi, da ragazzo ho frequentato la Curva B dell’allora San Paolo, seguendo poi un noto gruppo organizzato nel “trasloco” in Curva A. Bene, all’epoca qualche coro inneggiante a “faccetta nera trionferà” l’ho sentito anch’io, e chi si faceva promotore di cotanta “cultura” non mi sembrava avesse propriamente l’accento veneto.
Detto ciò, io vorrei sapere il signor Piccirillo quali elementi abbia per catalogare una città intera come fascista o neonazista. La dipinge di nero, un colore che io – pur vivendoci da vent’anni – in tutta sincerità fatico a scorgere. Per dirne una, abito in una zona storicamente “rossa” dove la fantomatica Lega continua a racimolare sconfitte umilianti a ogni tornata elettorale.
Si parla di razzismo della città nei confronti dei meridionali, degli immigrati… ma mi pare lo si faccia per sentito dire: un po’ come quelli che guardano Gomorra e dicono: «Ecco, Napoli è questa» senza mai averla visitata né vissuta. O forse il “difendo la città” vale solo al di sotto del Garigliano?
Pur riconoscendo l’esistenza di certe frange che non auguro a nessuno di frequentare, non sono più disposto a tollerare l’equazione Verona = razzismo, così come da napoletano vado in bestia per l’equivalenza Napoli = camorra. Se è vero che non bisogna semplificare e generalizzare, allora questo deve valere per tutte le città.
Nulla di personale con l’autore dell’articolo. Anzi, sarei felice di ospitare il signor Piccirillo a Verona per mangiare insieme una bella pizza (ebbene sì, anche qui è buona… adesso inorridite pure) e fargli visitare la città. Vorrei che toccasse con mano la cordialità, l’umanità di un popolo meraviglioso che mi ha adottato due decenni fa e non mi ha mai fatto sentire fuori posto. Solo il caffè, quello non glielo offrirò, perché oggettivamente non è arte dei veronesi…
William Silvestri ilnapolista © riproduzione riservata