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Tutta la stampa internazionale contro Infantino: «Amante di Putin, ha provato a salvare la Russia fino alla fine»

Il Telegraph, la Faz e la Süddeutsche, l’Equipe, il New York Times, tutti contro il boss della Fifa: “Da sempre al fianco di dittatori, lui non è diverso, è scappato in Qatar”

Tutta la stampa internazionale contro Infantino: «Amante di Putin, ha provato a salvare la Russia fino alla fine»
Putin, Infantino e Matthaeus

Il day after di Gianni Infantino. La Fifa ha – infine – bandito la Russia da tutte le competizioni internazionali, ma oggi non c’è un solo giornale tra i più autorevoli al mondo che non rinfacci al Presidente la sua tattica attendista, i suoi legami strettissimi con Putin, e quelli ancora più evidenti con il Qatar. Il Telegraph, la Faz e la Süddeutsche Zeitung in Germania, l’Equipe, il New York Times, tutti contro Infantino.

“Tutti sanno che la Fifa e il Cio non sono sempre stati dalla parte della democrazia – scrive in un editoriale L’Equipe – marciando allegramente al fianco di alcuni dittatori, con una costante propensione alla codardia e al compromesso. Nel 2010 la FIFA ha scelto di regalare il Mondiale a Russia e Qatar con un unico voto, uno dei più corrotti della storia”. “Gianni Infantino, che ha scelto di vivere in Qatar, non è diverso dai suoi predecessori. Non ha il profilo di un uomo con l’intenzione di cambiare il mondo. Sotto la pressione della Uefa e soprattutto sotto la pressione dei governi occidentali, la Fifa rompe con la cultura dell’elusione dei problemi, delle mezze misure, della mancanza di coraggio e dell’indifferenza per le persecuzioni inflitte dai potenti. Lontani dall’Occidente, paesi e nazioni martorizzati da altre guerre, sosterranno giustamente di non aver mai visto le grandi organizzazioni sportive schierarsi dalla parte delle vittime. Di fronte ai conflitti, la Fifa ha diviso il mondo in figli e figliastri”.

L’analisi è condivisa: Infantino è stato messo alle corde. Fosse stato per lui la Russia non avrebbe pagato per niente la guerra in Ucraina. “Non c’è dubbio – scrive il Telegraph – che la Fifa sta espellendo le squadre russe dalle competizioni semplicemente perché si è vergognata. Infantino ha premuto il grilletto solo quando l’ondata di repulsione per la sua soluzione iniziale, che ha comportato un cambio di marchio senza senso della nazionale russa come “Russian Football Union”, ha acquisito uno slancio inarrestabile. Evidentemente, non ha mai voluto fare questo passo. Durante i sei anni della sua presidenza della Fifa, la sua relazione con Putin si è svolta come il peggior film di amici del mondo: amante del Cremlino, sorrisi d’amore allo stadio Luzhniki di Mosca, premi reciproci per i servizi resi. Ci è voluta una guerra per confermarlo come il patto nocivo che è sempre stato”.

La Süddeutsche la chiama “mossa del pedone”: “al presidente della Fifa è bastato copiarla dal collega olimpico Thomas Bach”. Ma la verità è che “Infantino voleva salvare ciò che non poteva essere salvato a buon mercato, ha provato fino alla fine”. “Per lo sport mondiale, invece, è tempo di fare considerazioni fondamentali sui suoi leader”. “Il solo fatto che molte federazioni si siano rifiutate di giocare una farsa ha ridotto il piano di Infantino all’assurdo: cosa sarebbe successo se la Polonia si fosse rifiutata di giocare la prossima partita di qualificazione ai Mondiali contro, uh, l’Unione Russa?”.

Il giornale tedesco ricorda che fino a un attimo fa c’era in ballo anche un parziale trasferimento della Fifa a Mosca, “segno di una pericolosa dipendenza”. “La Uefa e le altre grandi federazioni in Inghilterra, Francia, Italia e Sud America hanno tutte il dovere di liberare finalmente il calcio dall’ombra di Infantino”.

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