«Di fatto c’è già: si gioca una Premier tutto l’anno e una da marzo in poi nelle coppe europee. Dybala? Le risorse sono limitate, bisogna scegliere come investirle»
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Si dice sereno, Andrea Agnelli, rispetto all’ipotesi di rimanere fuori dalla Juventus, rispetto alle voci che circolano insistentemente sulla sua presidenza. Sa quello che sta facendo, ribadisce. E soprattutto si diverte, per lui è la cosa fondamentale.
Il presidente dei bianconeri è intervenuto a margine di un evento a Milano, a San Siro. A Milan e Inter, però, ha sempre suggerito lo stadio di proprietà. «Individuale», tra l’altro.
«Ogni trofeo conta», ha detto in relazione alla finale di Coppa Italia, che la Juve giocherà contro l’Inter. Anche se «il campionato è il più importante in assoluto perché ti dà la fotografia di chi è il più forte in tutta la stagione»; La Champions, invece, «è la coppa con più appeal».
Per il presidente della Juventus la partita con l’Inter «ha portato a giudizi diametralmente opposti sulle stagioni delle due squadre», questo gli fa effetto. Per il resto dice che avere qualche rimpianto è normale, quando non si vince. Non per questo è in discussione Allegri con cui c’è «un progetto di lungo periodo, visto che Max ha riportato solidità». Anche Arrivabene è saldo al suo posto, Agnelli lo definisce un amministratore delegato di alto livello. L’ideale per questa Juve.
«Sapevamo che quest’anno sarebbe stato difficile e avere rimpianti per la mancata vittoria finale è di buon auspicio per il futuro. Poi spero sempre in un suicidio collettivo e che noi vinciamo quattro partite…»
Ovviamente è arrivata la domanda sulla Superlega.
«In questo momento la Uefa è regolatore (sia legislatore che giudice), operatore commerciale monopolista e gatekeeping per le competizioni. Non è una governance moderna. Fa riflettere la veemente reazione delle organizzazioni internazionali su un gruppo di club, alcuni dei quali si sono spaventati e per paura hanno indietreggiato. Per sostenere la battaglia giuridica bisogna sentire di avere le spalle larghe, bisogna credere fermamente che il modello attuale va rivisto. Con calma e serenità attenderemo il giudizio della Corte europea. I dialoghi sono interrotti ma questo non toglie che dal mio punto di vista rimangano affinità con Ceferin. Ha interpretato la scelta della Superlega come un attacco personale ma così non è. Il primo punto del documento prevedeva il dialogo con Uefa e Fifa. Il tempo sarà galantuomo. Una Superlega di fatto ce l’abbiamo già. Una Premier a 4,2 miliardi significa attirare di tutto il talento. Di fatto si gioca una Premier League tutto l’anno e una da marzo in poi nelle coppe europee. Questa è una polarizzazione di fatto che esiste già: negli ultimi 10 anni, in semifinale non è mai andata squadra che non sia delle big-5 ad eccezione dell’Ajax. Il singolo exploit ci può stare, ma voglio vederli ripetersi»
Agnelli è favorevole alla legge sullo ius soli. Ne analizza ipotetiche ricadute sullo sport.
«Una legge sullo ius soli per lo sport sarebbe fondamentale, perché abbiamo tanto talento che non può essere utilizzato per le nazionali e che disperdiamo»
Sul mercato della Juve.
«Dybala è un grande giocatore, le decisioni sono figlie di momenti. A dicembre se mi aveste chiesto di Vlahovic alla Juventus vi avrei detto che era impossibile. Le risorse sono limitate e si deve scegliere come investirle. In questa visione abbiamo Vlahovic, De Ligt, Locatelli e Chiesa. Fare un’offerta a Paulo non consona al suo livello non sarebbe stato giusto anche per lui che a 29-30 anni deve trovare l’ultimo passaggio»
Chiellini e Del Piero in società?
«Chiellini? Tra qualche anno avrà un posto in società. Del Piero sarà sempre il benvenuto in Juventus ma ha la sua vita. Entrare in società significa cambiare stile di vita e in questo momento Alex è molto concentrato su quello che sta facendo. Mi sembra sia felice»