A La Stampa: «Omar Sharif? Era un uomo pieno di fisse. Andammo a Parigi per arredare la casa e mi impose di non mettere quadri e mensole».
La Stampa intervista Barbara Bouchet. Tanti gli amori che hanno caratterizzato la sua vita, tra cui Steve McQueen, con cui ha convissuto per qualche mese.
«Quando stavamo insieme abitavo con lui a Malibu. Ogni mattina arrivava una squadra di suoi amici motociclisti e si piazzavano a tavola a fare colazione. Io che non cucino mai mi ritrovavo a preparare uova strapazzate, bacon e patate per tutti, ogni santo giorno. Qualche mese così e ho salutato».
Omar Sharif le propose di sposarlo, lei disse no.
«Era un uomo pieno di fisse. Quando siamo andati a Parigi per arredare la casa, mi disse: “Niente quadri e niente mensole”. A me, che vivo in una casa senza un centimetro quadrato libero sulle pareti! Gli ho risposto: “Dove siamo, in ospedale?” . E poi non era mai a casa, io sola con sua figlia e lui al casinò. Non poteva funzionare».
È vero che una volta ha ammanettato Warren Beatty?
«Eravamo a una festa e l’avevo puntato per quant’era bello. Presi un paio di manette sul davanzale del salone, lo raggiunsi, gliele strinsi ai polsi e gli dissi: “Tu sei mio”. Passai la serata a portarmelo in giro così, come un trofeo».
Ha mai rifiutato un film perché troppo osé?
«Due: “La chiave” di Tinto Brass e “Histoire d’O” di Just Jaeckin. Erano oltre. Il mio limite cinematografico è stato
“Spaghetti a mezzanotte” di Sergio Martino: un seno e una chiappa in vista, per qualche istante».