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Cecchi Gori: «Troisi aveva la mentalità di De Filippo: lo spettacolo continua. Non si operò per finire il film» 

Al CorSera: «La sera prima che morisse io e Verdone lo invitammo a cena, non venne per finire di doppiare. Lui e Benigni erano meravigliosi, si volevano bene» 

Cecchi Gori: «Troisi aveva la mentalità di De Filippo: lo spettacolo continua. Non si operò per finire il film» 
1993 archivio Storico Image Sport / Fiorentina / Vittorio Cecchi Gori-Rita Rusic / foto Aic/Image Sport

Sul Corriere della Sera un’intervista a Vittorio Cecchi Gori, che oggi compie 80 anni. Nel cinema ha avuto tante intuizioni, ne racconta qualcuna.

«Altrimenti ci arrabbiamo fu un’intuizione mia. Mio padre non l’aveva capito: tutti dicevano che Bud Spencer e Terence Hill senza gli spaghetti western non li avrebbe visti nessuno. Prima, papà non mi aveva mai fatto un complimento. Tanti gli dicevano: digli una volta che è bravo. E lui: che, siete matti? dopo, non lo controllo più! Anche l’ultimo film di Federico Fellini volli farlo io, ci tenevo a fare esperienza coi grandi. Resta famosa la battuta di Fellini a mio padre: tu ti sei sempre salvato, ci voleva tuo figlio per farmi fare un film con la Cecchi Gori».

Innumerevoli gli aneddoti, nell’intervista. L’acquisto dell’attico e superattico su Central Park, a New York, da Trump, gli incontri con Gabriel Garcia Marquez («Eravamo amici, gli portai a Città del Messico Tornatore che voleva fare il film da Cent’anni di solitudine, ma i due non si presero») o quello con Bill Gates («venne a prendermi con la moglie
in giardinetta»).

Parla anche di Benigni e Troisi.

«Benigni e Massimo Troisi erano meravigliosi, si volevano bene. Li misi io insieme in Non ci resta che piangere. Volevano sfondare entrambi in America: con Roberto ci riuscimmo, con Massimo pure, ma lui non fece in tempo a vederlo».

Morì appena finite le riprese del «Postino».

«Aveva la mentalità napoletana di De Filippo: lo spettacolo continua. Quando capì che si doveva operare al cuore, non lo disse, non si operò e volle continuare il film. Una sera, io e Verdone lo invitammo a cena e non volle venire per finire di doppiare. Il giorno dopo, se n’è andato».

C’è spazio anche per il matrimonio con Rita Rusic.

«Avevo per testimoni Verdone e Enrico Montesano. Mentre il prete celebrava, li vidi impettiti nei vestiti blu e mi venne in mente di fargli fare un film intitolato I due carabinieri. Glielo dissi, lì, mentre mi sposavo. Fu un successo».

Su Valeria Marini, con cui è stato cinque anni:

«Fu una bella storia, un po’ faticosa. Veniva a dormire alle sei del mattino perché aveva fatto una serata dall’altra parte dell’emisfero».

Su Ornella Muti:

«Mi piaceva tanto. Mamma disse: ho capito che vuoi sposare un’attrice, sposa lei, è simpatica, è bellina. Ma ci lasciammo, fu una delusione: avrei voluto che finisse in un’altra maniera».

Ora non è più tempo per l’amore:

«Sono solo, ormai. Ho qualche amica. A 80 anni, ho più bisogno di amicizia: non è che mi metto a fare l’imitazione di me stesso».

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