Troppi gli infortuni muscolari. Se abbiamo lottato per il titolo è grazie al grande lavoro del tecnico. Che ha anche rigenerato calciatori come Lobotka
Il Napoli accantona definitivamente i sogni di gloria. Checché ne dica la matematica. E conferma il suo rapporto di incomunicabilità con il terreno casalingo. La spiegazione più semplice, e anche più accreditata, è che in casa sei chiamato a fare la partita. Ed il Napoli non ne è capace. Probabilmente per le caratteristiche diafane di alcuni dei suoi uomini più accreditati. Tutto qui. Contro la Roma piuttosto è emersa una terribile carenza atletica. I romanisti nel secondo tempo sembravano andare in motorino e gli azzurri in velocipede. Questo aspetto, unitamente alla serie ininterrotta di infortuni muscolari ( lunedì l’ultimo capitato a Lobotka), impone una seria riflessione sui meccanismi di preparazione atletica e sulla qualità dello staff dei preparatori.
Ma quello che ha colpito di più è stata la sensazione che i cambi di Spalletti non abbiano funzionato. In particolare ha stupito la decisione di tenere in campo insieme per una decina di minuti Fabian e Zielinski notoriamente incompatibili. Quando i cambi non funzionano delle due l’una. O sono sbagliati sul piano concettuale. O i subentranti non svolgono il compito loro assegnato. Ed è la seconda ipotesi che Spalletti abbraccia incalzato dalle domande in conferenza stampa. Demme, Zielinski, Juan Jesus e Mertens non hanno fatto quanto dovevano e come dovevano. Francamente non saprei dare un giudizio. Quello che è certo è che l’uscita simultanea di Oshimen e Insigne a favore di Jesus e Mertens è apparsa , forse anche ai calciatori in campo, un segnale di resa. Facciamo le barricate! Fin qui la cronaca.
Più in generale si dice in giro: le chiacchiere passano i numeri restano. Spalletti ad oggi ha collezionato un solo misero punticino più di Gattuso. Vero. Però con lui andremo in Champion e la cosa mi pare molto rilevante.
Quindi sbollita la rabbia e ragionando a mente fredda, sul lavoro complessivo di Spalletti do comunque un giudizio positivo. Nessuno a luglio avrebbe dato per acquisito un posto in Champion. Il Napoli non era certamente partito per vincere il campionato. Ma soltanto per guadagnare un posto in Champions. Ovvio che resti l’amaro in bocca se lo scudetto è stato più e più volte servito agli azzurri su un piatto d’argento e non colto. Ma va anche riconosciuto che se abbiamo lottato per il titolo è grazie al grande lavoro del tecnico. Che ha, per esempio, rigenerato un calciatore come Lobotka. Pertanto sarebbe ingiusto e ingeneroso non riconoscere i suoi meriti.