A lungo “sopportato” dal tribunale dei tifosi, ha sempre mostrato un incrollabile coraggio buttandosi nella mischia contro i giganti
Marittiello ricorda quei leggendari “gregari” del ciclismo. Quelli che combattevano lungo i tornanti impervi, che sudavano e mangiavano polvere per poi dare l’opportunità al proprio campione di squadra di tagliare il traguardo per primo.
Marittiello è stato questo per tanti anni. Riserva di Ghoulam, è stato a lungo “sopportato” da quel tribunale dei tifosi delle curve, ma anche dell’intellighenzia napoletana (anche dei giornalisti) che non hanno mai amato il portoghese.
Diciamolo, gridiamolo: “Grazie, Mario Rui”. Grazie per il tuo lavoro da guerriero, da combattente. Mai una volta che si sia tirato indietro. Lui è il classico “curte ‘e male incavato”. Un modo di dire napoletano che io ho sempre interpretato come un omaggio a chi, mostrando un incrollabile coraggio, pur avendo dei limiti fisici si butta nella mischia per combattere contro i giganti.
Grazie Mario Rui che del silenzio hai fatto la tua ricchezza. Forse non ti hanno cercato, i giornalisti, per chiederti un commento, per raccontare il portoghese napoletano. E forse è stato anche un bene, evitare i riflettori della ribalta.
Lunga vita all’indomito Mario Rui, una risorsa preziosissima di questa nostra amata squadra.
Non è il tempo degli addii, perché Marittiello è ancora un piccolo grande combattente. Ma di sicuro, noi tifosi siamo ancora in tempo di rendergli omaggio quando è ancora vivo, quando ancora è in campo. Per favore, rendiamogli la medaglia al valore civile. Mario Rui, sei un grande. E meriti il giusto riconoscimento.