Ad Avvenire: «Molti anni dopo lo incontrai in Nazionale e glielo chiesi. Lui negò con convinzione. A me non convinse affatto. Quel gol spedì il Milan in Serie B»
Avvenire intervista Chicco Evani. L’ex milanista, oggi nello staff azzurro di Mancini, racconta gli anni d’oro dei rossoneri di Sacchi con cui vinse tutto. Proprio Sacchi firma la prefazione del suo libro, “Non chiamatemi Bubu” (Mondadori), scritto con la giornalista Lucilla Granata.
«Il calcio, se vuole avere un futuro, non potrà prescindere da un’attenzione costante verso il settore giovanile».
Il talento conta tanto, ma non basta se resta fine a se stesso.
«Conta tanto, ieri come oggi. È una cosa innata, ma devi allenarlo però. Allo stesso tempo se non ce l’hai il talento puoi lavorare fino allo sfinimento, ma è difficile che farai strada».
Nel libro ricorda anche il “il fattaccio” del San Paolo: 16 maggio ’82. Il rinvio sospetto del portiere del Napoli, Castellini che determinò il pareggio del Genoa quando il Napoli conduceva per 2-1.
«Già, vincemmo in rimonta a Cesena ed eravamo ormai salvi. A mandarci in B fu però il finale, diciamo a sorpresa, di Napoli-Genoa. Una scena assurda, con la palla in mano a Castellini, il portiere dei partenopei, che sbagliò clamorosamente la rimessa in gioco causando un calcio d’angolo per il Genoa. E da quel corner nacque il gol del pareggio, che ci condannò alla retrocessione. Molti anni dopo. Ritrovai Castellini in Nazionale nel gruppo degli allenatori. Mi feci forza e gli domandai se per caso ci fosse stato qualcosa di concordato… ma lui negò con convinzione. A me non convinse affatto».
Come è stato il primo impatto con Arrigo Sacchi sulla panchina rossonera?
«Tremendo. Sacchi non era una persona facile. All’inizio ebbi tante difficoltà anche a causa di un infortunio. Un giorno mi disse in faccia, con accanto un compagno di squadra, che probabilmente sarei stato ceduto. Quello fu lo stimolo a migliorare e dare tutto, trovai la forma giusta e divenni praticamente titolare irremovibile nella stagione dello scudetto 1987-’88».
Anche per Gianni Brera divenne un “intoccabile”.
«Gianni Brera fece coincidere la svolta del Milan con il mio utilizzo costante sulla fascia sinistra. Sacchi alla fine è stato un grandissimo allenatore, ha fatto la storia del nostro calcio, ma al Milan ha anche avuto la fortuna di trovare una squadra composta da grandi giocatori, professionisti veri, persone con cervello».