Ha peccato di eccesso di retorica ma è rimasto fedele al suo «lamentarsi è da sfigati». Anche oggi, a proposito delle assenze di Lobotka e Koulibaly
Un anno di Napoli, dei complotti e del masochismo della piazza, della lagna sulla sfortuna, non è ancora riuscito a cambiarlo.
«Lamentarsi è da sfigati» è il mantra con cui Luciano Spalletti s’è presentato ai tifosi, alla stampa e alla città. E su questo punto, su questo punto specifico, non ha arretrato di un centimetro. Mai. Neanche quando ha perso partite allucinanti – proprio con l’Empoli all’andata, per esempio – subendo gol di nuca nell’unica sortita offensiva avversaria. Neanche quando ha dovuto inventarsi formazioni e pescare cambi improbabili, coi calciatori contati. Neanche oggi, da ultimo, quando è stato interpellato sull’ennesima emergenza della stagione degli azzurri. Con l’Empoli mancherà il fulcro del gioco Lobotka, il leader della difesa Koulibaly. Mancherà con tutta probabilità Di Lorenzo, ancora infortunato. E a queste tre assenze tra i titolari si aggiungono le assenze (probabili) di Elmas, Ghoulam e Zanoli, che tolgono possibilità, respiro, rotazioni. Neanche stavolta, però, il tecnico ha dato soddisfazione a chi probabilmente lo aspettava al varco.
«Quelli che pensano al passato sono masochisti», ha risposto a chi gli chiedeva quanto hanno influito le tante, troppe assenze sulla stagione dei partenopei. «Si fa giocare quelli che ci sono e si deve vincere le partite con quelli che ci sono». Un sorriso e via. Si può giocare (e si può vincere) anche senza tutti i calciatori a disposizione. Anzi, il buon marinaio si vede proprio in situazioni del genere. Non quando il mare è calmo. Ora sembra così scontato – ed è merito di Spalletti – che si dimentica facilmente quello che s’è stati costretti ad ascoltare negli anni precedenti.
A Spalletti qualcosa si potrà contestare. Ex post, chiaramente, è più facile. Alcune scelte, qualche sostituzione, di certo l’eccessiva (a giudizio di chi scrive) retorica con cui ha caricato alcuni big match rimanendo poi con un pugno di mosche in mano. Sull’attitudine della piazza a lamentarsi, però, il tecnico di Certaldo non è mai sceso a compromessi. Se alleni il Napoli non è facile. È una medaglia che Spalletti può appuntarsi al petto.