Non c’è stata partita col Sassuolo. Champions di fatto acquisita, un traguardo che avrebbe meritato ben altro clima. Bravo Spalletti
È arduo stabilire se la passeggiata del Napoli col Sassuolo aiuti di più a tirare un sospiro di sollievo oppure acuisca i rimpianti per quel che sarebbe potuto essere e non è stato. È finita 6-1, un omaggio alla serie tv in uscita sulla conquista della Coppa Davis (che non a caso si intitola “Una squadra”). Gli azzurri, oggi realmente in maglia azzurra, sono andati in vantaggio 4-0 dopo appena venti minuti. A memoria non ricordiamo nulla di simile, neanche ai tempi di Maradona contro il Pescara di Galeone. È la risposta statistica alla rimonta subita a Empoli con due gol di vantaggio. La settimana di overdose verbale di Aurelio De Laurentiis si chiude con la netta vittoria in una partita mai nata. Il Napoli di Spalletti sale a 70 punti e adesso ne manca uno solo per l’aritmetica qualificazione in Champions League che era l’obiettivo di inizio stagione. Sarebbe ufficiale già se domani la Roma non dovesse battere il Bologna.
È difficile raccontare questa partita. Spalletti propone il Napoli nello stesso assetto che ha portato al disastro di Empoli. Quattro attaccanti – Osimhen, Lozano, Insigne, Mertens – un centrocampista offensivo come Fabian, il solo Anguissa a fare da frangiflutti e dietro i ritorni di Ospina, Di Lorenzo e Koulibaly. Stavolta non c’è stato alcun affanno.
Pronti via, con un retropassaggio Chiriches regala un assist a Osimhen che scarta Consigli ma poi tira sul palo. Il Napoli sembra un coltello caldo, il Sassuolo somiglia a un panetto di burro. I patemi di Empoli sembrano appartenere a un’altra era geologica. L’1-0 arriva al settimo minuto. È di Koulibaly su un calcio d’angolo che somiglia quello celebre dello Juventus Stadium. Ma qui Kalidou non deve neanche staccare, basta un saltello e segna di testa. Altri sette minuti e il raddoppio arriva da un altro calcio d’angolo. Il gol è di Osimhen che colpisce in area piccola. Poi il nigeriano serve a Lozano l’assist per il terzo dopo una palla persa da Maxime Lopez a metà campo. Il quarto è di Mertens. Al ventesimo minuto la partita è già finita. Nella ripresa il quinto gol, ancora di Dries che in settimana ha ricevuto la visita a domicilio del presidente. E nel finale il sesto di Rrahmani.
Il campionato è terminato. Gli irriducibili gattusiani (ebbene sì, esistono) potranno far sentire la loro voce qualora il Napoli dovesse fermarsi sotto quota 77. Ma è roba per polemiche social e per chi non mastica di sport. L’obiettivo è stato raggiunto. Resta, almeno per noi, lo sgomento non tanto per il solo punto raccolto nelle tre partite contro Fiorentina Roma e Empoli, ma per la rapidità con cui la squadra è uscita dalla corsa scudetto ed è entrata nella confusa gestione del post-Empoli con l’annuncio del ritiro poi definito rito arcaico e barattato con due incontri a cena col presidente che è tornato grande protagonista mediatico.
È stata una settimana balorda che ha guastato una stagione che invece fino a domenica scorsa era stata condotta con sorprendente razionalità. Restano dei punti fermi da sottolineare. Il Napoli ha raggiunto l’obiettivo Champions e l’obiettivo stagionale non è mai stato in discussione. Luciano Spalletti ha compiuto un lavoro importante, talmente buono da riuscire a coprire le lacune e le magagne di un gruppo che non raggiungeva la Champions da due stagioni e che continua a portare con sé le scorie di quell’ammutinamento. Spalletti è riuscito persino a illuderci che si sarebbe potuto raggiungere qualcosa di più. Per quel che ci riguarda, discutere Spalletti vorrebbe dire discutere le minime basi della meritocrazia. E lo diciamo nonostante il dolore che ci ha inferto ieri dicendo che secondo lui il portiere diventerà sempre più un giocatore di movimento.
Amareggia che nel giorno della conquista della Champions si respiri quest’aria strana, ci sia una minima contestazione degli ultras. La stagione del Napoli meritava ben altri festeggiamenti. Spalletti lo meritava più di tutti. Ricordiamo la festa quando il Napoli di Mazzarri conquistò per la prima volta l’ingresso in Champions. Forse oggi si danno troppe conquiste per scontate. È vero, la delusione per il mancato raggiungimento dello scudetto è tanta. Di certo il Napoli, a partire dal presidente fino alla cosiddetta piazza, deve imparare a fronteggiare i momenti negativi, a resistere controvento. Non è possibile che ogni minimo rovescio si trasformi in un nubifragio. Il Napoli deve imparare a fare drenaggio e a valorizzare le proprie conquiste. È stata molto triste questa settimana. Dimentichiamola il più in fretta possibile.