Finisce 1-1, un tempo per parte. Senza Lobotka (ennesimo stop muscolare) si spegne la luce. Nella ripresa loro correvano il doppio
Il sogno scudetto del Napoli svanisce quando il quarto uomo alza la lavagna elettronica che indica otto minuti di recupero. La squadra di Spalletti boccheggia già da un po’. Stavolta la Roma mette la sua occasione sui piedi di El Shaarawy che tanto tempo fa a Napoli segnò una doppietta. Il piccolo faraone non sbaglia: 1-1. Spalletti si era già rintanato nella propria area, anche con un cambio Insigne -Juan Jesus.
È arduo dire che non sia il risultato giusto. Primo tempo del Napoli, secondo della Roma. Forse il Napoli un pensierino sulla preparazione atletica e sui numerosi infortuni muscolari (oggi Lobotka) dovrebbe farlo. La Roma è squadra solida, non solo contro i salmonari. In meno di un anno, Mourinho ha trasformato una squadra allo sbando in una formazione che non perde dalla balorda rimonta subita dalla Juventus. Non si è Mourinho per caso.
Riavvolgendo il nastro, va dato atto a Spalletti di aver resistito all’ondata populistica che avrebbe voluto Mertens al centro dell’attacco, come se con lui in campo non avessimo subito due gol contro la Fiorentina. Uno non vale uno, Spalletti lo sa fin troppo bene: il tifoso faccia il tifoso, l’allenatore fa l’allenatore e viene giudicato in base alle sue scelte. Dries va in panchina ed entra all’83esimo, con l’ovazione del pubblico, con il Napoli ancora in vantaggio. Proprio per Osimhen. È il cambio di cui si discuterà in settimana.
Eppure Spalletti la partita la prepara bene. Almeno per i primi 45 minuti. Il tecnico di Certaldo finalmente schiera Lozano a destra e trasmette alla squadra la parola chiave: verticalità. Che poi è anche la password nemmeno tanto segreta di Mourinho. “Ci hanno rubato la idea” avrebbe detto quel geniaccio di Pesaola.
Lobotka torna in possesso della bacchetta del centrocampo ma a inizio secondo tempo nemmeno la magia può nulla contro l’ennesimo infortunio muscolare del Napoli, vero e proprio buco nero della stagione.
Il Napoli gioca i primi 25 minuti a un ritmo altissimo. Ricerca della verticalità su Osimhen e Lozano, accerchiamenti in pressing appena la Roma conquista palla. Roma che impiega un bel po’ per riuscire a superare il centrocampo.
Ineludibile un passaggio sull’arbitro Di Bello di gran lunga il peggiore in campo. Due gli episodi. Il primo è il rigore per il Napoli. Netto. Commesso al sesto minuto su Lozano perfettamente pescato da Lobotka. Sul messicano si abbatte Ibanez. Solo l’arbitro non lo vede. Viene richiamato dal Var, deve persino guardare e riguardare l’azione, alla fine si convince. Insigne calcia e segna cinque minuti dopo il fallo. Bel rigore di Insigne che poi bacia la maglia, lo stemma, tutto.
Secondo episodio. Entrata in scivolata di Koulibaly a centrocampo. Il senegalese colpisce nettamente il pallone. Un tempo sarebbe stata un’entrata da applausi. Oggi, in Italia, con questo arbitro, è fallo e ammonizione. Non chiamatelo più calcio, è diventato un altro sport. Ce ne sarebbero anche altri, ci fermiamo qui.
La Roma fa poco. Colpisce una traversa su punizione di Oliveira spizzata da Osimhen, per il resto qualche contropiede che si schianta su Koulibaly o su Rrahmani in ripiegamento.
Nella ripresa, però, è tutta un’altra storia. Mourinho si ripresenta con Mkhitaryan al posto di Cristante. Il Napoli senza Lobotka (al suo posto Zielinski) è una squadra senza pilota, la Roma invece cresce. Spuntano da tutte le parti, come se avessero un motorino nelle gambe.
Al 60esimo, un cross di Karsdorp offre ad Abraham il pallone con la scritta “basta spingere”. Non si cosa accade, probabilmente in quel momento all’inglese deve manifestarsi un’apparizione mistica e lui si accartoccia sul pallone per renderlo il più inoffensivo possibile e riesce a sbagliare da solo davanti alla porta. È il momento migliore per la Roma che sfiora il pari con un colpo di testa di Mancini e con Pellegrini cui Mario Rui (ottimo) toglie dal piatto un rigore in movimento.
Il Napoli si affievolisce sempre più. Si arrocca attorno a Koulibaly che col passare dei minuti giganteggia sempre di più. Nel finale si fa male Zaniolo, da solo. La speranza è che non sia nulla di grave. Prima che El Shaarawy chiuda la partita scudetto.