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Immaginate la scena dell’orecchino di Nzola con Mazzone in panchina

La zona Cesarini di Mourinho è argomento da studiare. Il genio di Mou è autostima, stabilità emotiva, assedio psicologico e fisico

Immaginate la scena dell’orecchino di Nzola con Mazzone in panchina
La Spezia 27/02/2022 - campionato di calcio serie A / Spezia-Roma / foto Image Sport nella foto: M'Bala Nzola

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 33° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2021-22

Malapasqua azzurra.
Lo scudetto è ormai una faccenda tutta milanese.

Torna Brozo e le luci nerazzurre si riaccendono.
Gol gioiello del croato che cambia il corso di una partita per mezz’ora giocata a ritmi blandi.
Senza idee i Suninter, senza problemi il controllo ligure.
.
La partita verrà ricordata per il ragazzo dall’orecchino di perla.

Dopo un’ora Thiago Motta manda in campo Mbala Nzola al posto di Manaj.

Ma entra con un piercing, e con l’orecchino non si può giocare.
Lo sanno bene anche nei tornei scapoli-ammogliati.

Se ne accorgono dopo un po’ gli avversari, mica il quarto uomo, che dovrebbe essere lì anche per quello.

Ci mette cinque minuti, l’angolese, per cercare di toglierselo. Mentre la squadra gioca in dieci.
Cinque interminabili minuti a cincischiare lì, aiutato anche da qualcuno della panchina.

Viene alla mente qualche disavventura giovanile.
E le figuracce con la ragazza del cuore quando, nel momento più alto, ero lì a perdere attimi preziosi e irrecuperabili perché proprio non riuscivo a sganciare il reggiseno.

“Tagliategli l’orecchio” urla icastico il tifoso dello Spezia.

Sono i cinque minuti di una delle scene più surreali dell’intera stagione calcistica, in Italia e all’estero.

Fotografia di brutale realismo sul fallimentare stato del calcio italiano.

Il calcio italiano delle plusvalenze illecite.
Compreso il Napoli.
Che figuraccia, confondersi con gli juventini.
Tutti assolti e tutti contenti.

Il calcio italiano del caso Suarez definitivamente insabbiato.
Tutti zitti e tutti d’accordo.

Alla fine, spazientito, Thiago Motta sbatte fuori Nzola.

Immaginate per un istante se al suo posto di ci fosse stato Mazzone.

Voglia di calcio e di normalità a San Siro, con i suoi sessantamila.

Un manipolo di eroi.
Visto lo spettacolo non proprio entusiasmante al quale hanno assistito.

Ricordando quanto i tifosi italiani meriterebbero una Serie A migliore.

I Diavoli festeggiano il ritorno alla vittoria.

Ma è un 2-0 che nasconde la sofferenza con cui i rossoneri hanno ottenuto i tre punti, al termine di una partita senza ritmo e senza fantasia.

Contro un Grifone modestissimo alla terza sconfitta consecutiva e sempre più vicino alla retrocessione.

Speravano di rientrare nella lotta scudetto.
Ora stiano attenti al quarto posto Champions.
Che comunque gli lasceranno libero come lo scorso anno, negli ultimi minuti dell’ultima giornata.

Il Bologna non ruba niente.
Va in vantaggio meritatamente sfruttando la broccaggine ergastolana. Vantaggio che causa il solito parapiglia fra arbitro e Var per vedere di accomodare la faccenda.

Bologna addirittura in nove.
Medel, traccagno sanguigno e animoso la combina grossa.
Urla all’arbitro “Sciete della Sciuventush!”.
Al quale non posso dare torto. Chi non si sarebbe incazzato a sentirsi chiamare juventino.

Poi un recupero illimitato. Praticamente fino a quando quelli non segnano.
Finalmente segna il serbo pagato settanta sacchi. Al quale, finchè è stato in campo, il colombiano non l’ha fatta mai toccare.

Finalmente. Ora l’arbitro può anche fischiare.

Belle imprese.

Sergio Pellissier è da un po’ presidente della Clivense, società veronese di terza categoria, rinata dalle ceneri del Chievo.

In occasione della importante sfida contro il Pozzo B, si sveste dei panni di manager per tornare a indossare, dopo 1023 giorni dall’ultima volta, quelli del bomber che tutti abbiamo imparato a conoscere.

Segna due gol. E la Clivense conquista la promozione in Seconda Categoria.

Ha accettato una panchina da ultimo in classifica.
Dopo due campagne acquisti fatte da due società diverse.
E con due allenatori diversi.
Nessun calciatore è stato scelto da lui.

Appena arrivato, ha fatto pari col Milan.
Ha letteralmente rivalutato il centrale Éderson, un talento purissimo, acquistato per pochi spiccioli e oggi nel mirino del PSG,

Ci crede, ci ha sempre creduto.
Non sappiamo se siano utili le sue citazioni letterarie. Da Platone a Kant.
E non sappiamo se la Salernitana si salverà.

Ma con Davide Nicola si esce dal campo sempre a testa alta.

Questione di carattere. Come al Maradona.

L’ultima occasione per rimanere in corsa il Napoli confeziona un pareggio che consegna lo scudetto alle milanesi.

Un tempo per uno.

Due squadre agli antipodi.
Gli azzurri, finalmente azzurri, di spudorata eleganza.
I Sangue-Oro di spaventosa bruttezza.
In campo due squadre di vertice producono una partita di caratura modesta resa ancora più indigeribile dall’ossessivo tatticismo.

E’ il calcio italiano, bellezza.
Quello che ci nega il Mondiale per mano della Macedonia.

Fra Cipolla decide di amministrare il vantaggio ottenuto quasi subito controllando la gara.
Controllo che via via scivola nella paura.
Fino allo psicodramma della ripresa.
Dove l’aria della disfatta immediatamente si tocca con mano.

Esce Charlie Brown Lobo l’equilibratore. Ed è la fine di tutto.

La logica direbbe Dunga Demme.
No, entra il Signorinello Pallido.
E il presidio del centrocampo è andato.

Trema Fra Cipolla in panchina, schiacciato nella morsa del panico.

Invece di puntare sulle folate di Osi e spostare in avanti il baricentro, preferisce sostituire il nigeriano con L’Amore Nostro, e il lucido Pibe di Fratta con Jesus.

Difesa a tre per contrastare le mosse di Mou che fa l’esatto contrario.
Dentro l’armeno e il Faraone a far breccia fra le linee.

Sono i cambi che fanno la differenza.

I freschi del Napoli non toccano palla. Quelli di Mou impazzano.

La zona Cesarini del tecnico portoghese è ormai argomento da studiare. Tutta lì la sua rivoluzione.
Praticità allo stato puro.
Autostima. Stabilità emotiva. Assedio psicologico e fisico.
Al diavolo i fronzoli.
Genio di un Mou.

Il Napoli si elimina da sola.

Restano le lacrime del Pibe che parte per Toronto con la valigia vuota di un sogno a lungo sognato.

Era l’ultima occasione per lui.
Era l’ultima occasione per tutto il popolo azzurro.
A Milano ora sbarcano gli arabi. Addio per sempre.
Non capiterà mai più.

Regalo pasquale.

Una “poesia a scarto o a eliminazione” di Gianni Cossu.
Due strofe.
A “scarto” perché a ogni parola viene tolta una lettera.

“Spostate le armate
di letali mondi.
Posate i cannoni mortali.

Sposate e amate
leali modi.
Osate canoni morali”.

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