I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Torino hanno reso note le motivazioni del processo. «I Drughi furono strumentalizzati dai vertici»
I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Torino hanno reso note le motivazioni del processo “Last Banner”, nato dall’inchiesta della Digos di Torino sulle pressioni degli ultras della curva per avere biglietti e abbonamenti e sulle violenze private agli altri tifosi. Lo scorso 20 ottobre, il processo ha portato a sei condanne e sei assoluzioni. Per la prima volta ad un gruppo ultrà è stata contestata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione. Il Corriere Torino pubblica le motivazioni (133 pagine).
«Ci troviamo in presenza di una organizzazione, rappresentata dal gruppo dei Drughi, che di per sé perseguiva scopi leciti, la quale è stata strumentalizzata dai vertici (e in particolare dal nucleo composto dal capo Geraldo Mocciola e dai suoi stretti collaboratori) per porre in essere, sfruttando l’influsso del gruppo all’interno della curva, la propria strategia estorsiva nei confronti della società Juventus».
«Emerge pertanto chiaramente l’ostinato intento dei vertici del gruppo dei Drughi, nell’ambito del braccio di ferro con la società Juventus, di portare avanti a oltranza, avvalendosi a tal fine della struttura organizzativa riferibile al gruppo dei Drughi, lo sciopero del tifo».
«Un programma che implicava necessariamente, al fine di garantire la riuscita della strategia, il compimento di un numero indeterminato di delitti di violenza privata in danno quantomeno degli altri tifosi presenti nel secondo anello, nei cui confronti era posta in essere, avvalendosi del timore indotto dalla presenza del gruppo ultrà, una sistematica e continuativa attività di intimidazione per farli astenere dal tifare e dal “cantare”».
Un paragrafo delle motivazioni è dedicato ai «profili di illiceità del cosiddetto sciopero del tifo». Non può essere considerato, scrivono i giudici, «una legittima forma di protesta contro il caro prezzi, come sostenuto dalle difese degli imputati nel corso della discussione».
«È incontestabile, perché riferito da plurime fonti, che i gruppi ultrà presenti in curva non lasciarono affatto libertà di scelta ai tifosi presenti in curva, limitandosi semplicemente a “non lanciare cori”, ma imposero lo sciopero del tifo per il tramite di minacce, quantomeno implicite».