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Plusvalenze, la Procura Figc non si arrende: presentato ricorso alla Corte Federale d’Appello

Lo riporta Il Tempo. Per Chiné il Tribunale Federale «ha omesso di valutare elementi che rendono evidente l’uso improprio che le società coinvolte hanno fatto della propria libertà di contrarre»

Plusvalenze, la Procura Figc non si arrende: presentato ricorso alla Corte Federale d’Appello
Ag Roma 17/06/2020 - finale Coppa Italia / Napoli-Juventus / foto Alessandro Garofalo/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-Aurelio De Laurentiis

Non può dirsi ancora chiusa l’indagine sulle plusvalenze, visto che Procura della FIGC ha presentato, nella giornata odierna, l’appello alla Corte Federale, che dovrà quindi esprimersi sulla sentenza di assoluzione totale delle società e dei dirigenti coinvolti precedentemente emessa dal Tribunale Federale Nazionale. L’ha rivelato il quotidiano Il Tempo, che ha specificato che il documento di «contrattacco» della Procura è di oltre settanta pagine e contesta punto per punto le motivazioni che hanno portato all’assoluzione e chiede di riesaminare tutti i casi, nessuno escluso, e di comminare le sanzioni richieste.

Nel reclamo presentato oggi dal Procuratore federale Giuseppe Chiné e dal Procuratore aggiunto Giorgio Ricciardi si legge che «il primo e, forse, più grave motivo di erroneità della decisione gravata è la mancanza assoluta di ragioni, nell’ambito del corpo motivazionale, per le quali il giudice di primo grado abbia ritenuto di discostarsi e, per certi versi, disapplicare completamente i principi ampiamente enucleati in materia dalla Giustizia Sportiva di questa Federazione»

Secondo la Procura, «risulta evidente come il Tribunale nel caso di specie abbia – nonostante il dichiarato sospetto sorto su alcune operazioni – omesso completamente l’esame di tutti gli elementi e i dati documentali offerti nel deferimento e nella relazione di indagine, in particolare riguardo a quei plurimi elementi gravi, precisi e concordanti che rendono evidente la strumentalizzazione e l’uso improprio che le società coinvolte hanno fatto della propria libertà di contrarre, abusando delle plusvalenze realizzate sulle vendite dei diritti e omettendo la svalutazione dei diritti acquistati».

«Il Tribunale sostiene che i parametri utilizzati siano significativi ed espressione del valore del diritto, ma che la Procura non avrebbe stabilito, per ciascun parametro, l’incidenza rispetto al valore totale attribuito così inficiando il processo valutativo. Dunque, il Tribunale riconosce che si possa procedere alla valutazione dei diritti de quibus, ma nel contempo ritiene che, ai parametri utilizzati, debbano essere associati pesi percentuali».

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