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Arnoux: «Non parlai mai di Imola con Villeneuve e Pironi. Sapevo che l’amicizia si sarebbe rotta» 

Alla Gazzetta: «Lauda ci criticò per le ruotate a Digione. Gilles gli rispose: “Se ricapita sono pronto a rifarlo”. E io: “Se ci fossi stato tu, sarei arrivato io secondo”».

Arnoux: «Non parlai mai di Imola con Villeneuve e Pironi. Sapevo che l’amicizia si sarebbe rotta» 

Domenica saranno 40 anni dalla morte di Gilles Villeneuve. Per l’occasione, la Gazzetta dello Sport intervista René Arnoux, storico amico e rivale in Formula 1.

«Gilles non era un pilota, era un acrobata. Forse eravamo un po’ tutti sul filo, ma il suo era un po’ più sottile».

Continua:

«Era amato perché era un uomo e un pilota estremamente generoso, che sfruttava la macchina al 100% e così a un certo punto si trovava nella m… con la meccanica. Ma non mollava mai».

Sul celebre duello al GP di Francia:

«Per un attimo ho incrociati i suoi occhi, il suo sguardo era fisso sulla curva. E lì ho capito che non mi avrebbe ceduto neppure un millimetro. Dopo la gara ne abbiamo riso e quelle ruotate hanno persino rafforzato la nostra amicizia».

Fu la prima storica vittoria del motore turbo della Renault in F1, ma nessuno ricorda quel giorno per questo traguardo.

«Vero, la gente parlava solo di quello e Jean Pierre Jabouille si offese, e per due-tre mesi mi tenne il muso!».

Arnoux racconta di una riunione tecnica post Digione, durante la quale furono rimproverati da Lauda. Avvenne a Silverstone.

«La domenica mattina io e Gilles venimmo convocati in direzione gara. Ci chiedevamo che cosa avessimo combinato, poi nella saletta trovammo Lauda e altri piloti, con Niki che iniziò col dire che a Digione avevamo compiuto delle manovre molto pericolose. A sentirlo mi giravano le balle, figuratevi a Gilles. A un certo punto Lauda ci chiese se avessimo qualcosa da dire: “Che se ricapita sono pronto a rifarlo”, gli rispose Villeneuve. E io: “Niki se ci fossi stato tu, sarei arrivato io secondo”. Avevamo esagerato e ce ne andammo».

Villeneuve non conosceva il limite.

«Non conosceva il limite, se una curva andava percorsa a 250 all’ora, lui provava a farla a 253. Mi ripeteva sempre: “René, sin che abbiamolo sterzo e i freni possiamo fare qualcosa”, dimenticandosi però che bisogna fare i conti con l’aderenza».

Come a Watkins Glen nel 1979.

«Gli chiesi come affrontava una determinata curva, mi rispose che parzializzava il gas come facevo anch’io. Poi mi disse: “In qualifica provo a farla in pieno”. A un certo punto, vedo una Ferrari danneggiata e senza le ruote, Gilles accanto con il suo casco. Torno ai box e chiedo: “Allora?”. “Non si può fare in pieno”. Con Gilles non c’erano mezze misure o lo amavi o lo odiavi, questo tipo di persone sono quelle che mi sempre andate a genio».

Nell’intervista si torna anche a quanto accadde a Imola tra Villeneuve e Didier Pironi. Villeneuve era primo, Pironi secondo. Villeneuve era convinto che sarebbero arrivati al traguardo così, che non si sarebbero fatti la guerra, ma poi Pironi lo superò. Villeneuve pensò che fossero dei giochini di schermaglie per il pubblico, lo superò di nuovo e si mise tranquillo. Ma Pironi passò ancora una volta e vinse. L’immagine di Villeneuve sul podio, scuro in volto, restano indelebili: per lui fu un mancato rispetto dei patti. Una settimana dopo, durante le prove in Belgio, Villeneuve morì.
Ad Arnoux viene chiesto se ha mai parlato dei fatti di Imola con Gilles o con Pironi.

«No, mai. Conoscevo bene Didier, erano due caratteri opposti: Gilles era istintivo, Pironi calcolatore. Per come era fatto Villeneuve, sapevo che una cosa del genere avrebbe provocato una rottura definitiva dell’amicizia».

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