La madre del danese a L’Equipe: “Vuole essere il numero 1 da quando ha 7 anni. Impara tutto e col tennis non finisce mai”
Mentre ancora parliamo di Alcaraz come “nuovo Nadal” e quello a Parigi si muove per confermare tutto lo stupore che gli monta attorno, il tennis è già un passo avanti e ha già trovato il “nuovo Alcaraz”. Che è ancora in tabellone al Roland Garros, oggi gioca contro Tsitsipas. Si chiama Holger Rune, è danese, ha 19 anni pure lui, ed è numero 40 al mondo. Ma soprattutto è un “ossessionato”.
Così lo racconta all’Equipe la mamma. Dice che il ragazzo “non si placherà”.
“Vuole diventare il numero 1 fin da piccolissimo. Aveva 7 anni e stava giocando il suo primo torneo vicino a Copenaghen. Era stato battuto in finale e si era rifiutato di alzare il trofeo. Piangeva. Gli ho detto: – Mio Dio, accettalo. Lui ha messo il trofeo in una borsa, quasi di nascosto. E quando siamo tornati a casa, ha strappato tutti i poster di Nadal dalla sua stanza. Nadal all’epoca era il numero 2. Holger ha detto: – D’ora in poi, sarò un tifoso di Roger Federer. Ha cambiato la racchetta, i vestiti. L’unica cosa che desiderava per il suo compleanno era la polo azzurra che Federer indossava quando aveva vinto al Roland-Garros. Non so dove sono andata a trovarla, era una collezione di tre anni fa”.
Trattasi di ossessione innata:
“Non ci siamo mai detti in famiglia che dovesse essere il migliore. Siamo più gente che ripete di fare bene le cose, ma tutto qui. Forse è bastato questo a rendere Holger così com’è. Quando ha iniziato a giocare a tennis, ne è rimasto ossessionato. Sua sorella giocava, lui aveva cominciato con il calcio. E poi è iniziata quella che io chiamo la storia d’amore tra Holger e il tennis. In casa, tirava la palla contro il muro. Lo lasciavamo a fare, ci stava per ore e ore. Quando ci ripenso, Holger ha sempre avuto un’attività in cui provava e riprovava, anche con lo skateboard, memorizzava tutti i trucchi, guardava tutti i video possibili, li copiava e li ripeteva. Quando li ha imparati tutti, ha smesso. Col tennis non finisce mai. Gli avversari sono diversi, anche le superfici. E se sta cercando il tiro perfetto – penso che sia quello che sta cercando – allora ne avrà per tutta la vita! Un perfezionista non è sempre guidato dalla passione. Il numero 1 non è una mia idea. Ma se ha un sogno, da genitore farò di tutto per sostenerlo. Penso che nulla sia impossibile. A scuola, Holger aveva un amico i cui genitori erano entrambi medici, eccellevano in matematica. Mio figlio si chiedeva perché non fosse bravo come quel ragazzino. Così abbiamo assunto un insegnante, veniva due volte a settimana, due ore ogni volta. Holger voleva essere bravo come il suo amico e alla fine ci è riuscito. Abbiamo dovuto dirgli che non poteva essere il migliore ovunque. Non potevamo prendere lezioni private in tutte le materie. Io non sono una brava cuoca, ma sono una brava madre. Cosa rende un genitore un buon genitore? L’amore per i propri figli, l’ascolto, essere presenti quando hanno bisogno di no”.