L’ad del Monza parla a CorSera, Gazzetta e Repubblica: «Domenica ero fuori di testa. Ho chiesto a Fininvest se copre anche le visite psichiatriche»

È il giorno di Adriano Galliani, reduce dalla promozione in Serie A del Monza che ha costruito con Silvio Berlusconi. L’amministratore delegato della squadra brianzola oggi ha rilasciato diverse interviste ai quotidiani. Al Corriere della Sera parla di come ha vissuto la notte della promozione.
«Domenica fino al 90’ con il risultato di 2-2 eravamo qualificati, poi allo scadere dei tempi regolamentari Mastinu ha segnato a rete del provvisorio vantaggio del Pisa. Io ero negli spogliatoi perché a metà ripresa non reggevo più la pressione».
Pensava che il Monza non ce l’avrebbe fatta. Racconta la nottata, a obiettivo raggiunto.
«Sono tornato a Milano in aereo con il presidente. Poi, però, invece di tornare a casa, prima sono passato allo stadio dove i led luminosi accesi a forma di A mi hanno fatto emozionare. Quindi sono andato a Villa Gernetto ad aspettare i giocatori: alle 5 del mattino mangiavo l’amatriciana con la squadra».
Il primo commento?
«Ero contento, ma non mi ricordo. Ero fuori di testa, ho chiesto a Fininvest se nella copertura delle spese mediche sono previste le visite psichiatriche. Anche quando ero in terapia intensiva con il 50% di possibilità di non farcela pensavo al Monza. Questo sono io».
Alla Gazzetta dello Sport racconta di essere stato contattato da decine di procuratori in vista della prossima stagione.
«Su oltre 300 messaggi di complimenti, almeno 60-70 erano di procuratori che sperano di fare affari con noi».
Non procuratori qualunque, ma anche grossi nomi, dice al CorSera:
«Da Jorge Mendes in giù».
Sempre alla Gazzetta risponde ad una domanda su Ibrahimovic: lo farà un tentativo?
«Ibra deve guarire al ginocchio, poi si vedrà. Noi comunque, avendo il Milan nel cuore, mai faremmo un tentativo con Ibra senza avere il loro ok».
A Repubblica dà tutto il merito della promozione a Silvio Berlusconi.
«Appartiene tutto a lui. I tifosi sappiano che non c’è stato un solo giorno, da quando abbiamo preso il Monza, in cui lui non mi abbia chiamato per chiedermi della squadra. È sempre stato abituato a vincere, non smetterà ora».