Quando portò De Ligt alla Juve. Ha stravolto il calciomercato. Balotelli il suo più grande rimpianto: diceva che se avesse voluto, avrebbe vinto due tre Palloni d’oro
![Il Guardian: Mino Raiola l’unico procuratore che ebbe un un coro dai tifosi Il Guardian: Mino Raiola l’unico procuratore che ebbe un un coro dai tifosi](https://www.ilnapolista.it/wp-content/uploads/2019/05/Mino-Raiola.jpg)
«Gamechanger». È così che il Guardian, a firma dell’italiano Fabrizio Romano, definisce Mino Raiola, uno dei procuratori più influenti della storia del calcio mondiale, deceduto ieri a cinquantaquattro anni a causa di una malattia che fronteggiava da diversi mesi. Nelle follie del calciomercato, un mondo imprevedibile, s’è calato perfettamente: anzi, è un mondo che ha cambiato, che ha impattato con forza.
Il giornale inglese descrive Raiola con un episodio dell’estate del 2017, quella del trasferimento record del suo assistito De Ligt dall’Ajax alla Juventus. I tifosi aspettavano il difensore olandese alla Continassa per le visite mediche. Quando è arrivata l’auto, Raiola è sceso per primo. Prima di De Ligt, s’intende. I tifosi della Juventus cominciarono a cantare per lui. Incredibile ma vero. Secondo il Guardian non era mai accaduta una cosa simile. Quando mai s’è cantato per un agente?
“Mino, Mino, Mino…”, cantavano loro. Un ridente Raiola si fermò a salutare i tifosi prima di rispondere alle immancabili domande dei giornalisti sulla sua commissione.
Questo episodio è un’istantanea di chi fosse Raiola nel mondo del calcio: «un uomo intelligente e pronto a tutto. Un uomo che di certo non avrebbe voluto essere “beatificato” dopo la sua morte. Per tifosi e dirigenti Raiola sapeva essere un sogno e un incubo. C’era chi cantava il suo nome nella speranza che portasse un top player nella squadra del cuore e chi lo odiava fino all’ossessione per il terrore di perdere una stella o per le sue pretese economiche». È uno dei tanti episodi che Fabrizio Romano ricorda.
La comunicazione era la sua priorità. Divideva l’opinione pubblica ma conquistava la fiducia dei suoi assistiti. Non è un caso che per molti anni alcuni dei migliori calciatori del mondo lo abbiano scelto, sapendo che era pronto a entrare in guerra con i club pur di difendere i loro interessi.
Chi lo conosceva bene – così si conclude il pezzo del Guardian – dice che il suo più grande rammarico è stato non aver visto Mario Balotelli vincere il Pallone d’Oro. Raiola ripeteva spesso agli amici che “Mario poteva anche vincerne due o tre, se avesse voluto”.