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Infantino navigator: dice che ha dato “dignità” ai lavoratori-schiavi dei Mondiali in Qatar

Il presidente della Fifa: “Gli abbiamo dato l’opportunità di costruire i gli stadi, pensate che orgoglio… 600 morti? No, sono 3”

Infantino navigator: dice che ha dato “dignità” ai lavoratori-schiavi dei Mondiali in Qatar
Zurigo (Svizzera) 09/01/2017 - FIFA Football Awards / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Gianni Infantino

Due miliardi di dollari. E’ la cifra che hanno pagato i lavoratori-schiavi migranti per poter lavorare in Qatar alla costruzione degli impianti per i Mondiali. Infantino dice che così gli “hanno dato dignità e orgoglio”. Perché, ha detto il Presidente della Fifa secondo l’Associated Press,

«Aver costruito gli stadi dove si disputeranno i Mondiali è anche una questione di orgoglio e di aver potuto cambiare le condizioni di questi 1,5 milioni di persone, questo è qualcosa che rende orgogliosi anche noi».

Fa niente che un’inchiesta del Guardian e svariate altre indagini indipendenti dicano che sarebbero circa 6.000 i lavoratori morti sul campo, e che praticamente tutti abbiano pagato una sorta di “tangente” a tassi di interesse altissimo per ottenere un lavoro che in Bangladesh o in Nepal (i principali paesi di origine) non avevano, restando incastrati come schiavi.

Per Infantino è “stiamo parlando di lavoro, anche un duro lavoro. L’America è un paese fondato sull’immigrazione e anche i miei genitori sono emigrati dall’Italia alla Svizzera. Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio. Non è carità. Tu non fai beneficenza. Non dai qualcosa a qualcuno e dici: “Resta dove sei. Ti do qualcosa e mi sento bene”».

E i morti? Infantino dice che sono solo tre i morti nei cantieri degli stadi, “6.000 potrebbero essere morti nella costruzione di altre opere . La FIFA non è la polizia del mondo o responsabile di tutto ciò che accade nel mondo. Ma grazie alla Fifa, grazie al calcio siamo stati in grado di affrontare lo stato di tutti gli 1,5 milioni di lavoratori che lavorano in Qatar”.
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