Intervista al Corriere della Sera: «Ho sempre rispettato Vasco Rossi, è stata una sofferenza la rivalità che è stata montata. Un giorno mi chiamò Lucio Dalla…»

Ligabue intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. Un’intervista lunga e da gustare, ne riportiamo brevissimi stralci.
«Mio padre divenne socio di una sala da ballo: il Foxtrot di Carpi. Lì vidi il primo concerto della mia vita».
Chi suonava?
«Un uomo alto come me; che però avevo dodici anni. Brutto, pelosissimo. Poi salì sul palco, e mi apparve forse bello, di sicuro enorme: i musicisti sparirono, esisteva soltanto lui. Era Lucio Dalla».
Siete rimasti in contatto?
«Vent’anni dopo mi telefonò per dirmi: “Ho ascoltato questa tua canzone, Certe notti. Il tuo album venderà 700 mila copie”. Clic. Non aggiunse altro».
«I miei genitori erano comunisti, ma io andavo in chiesa. Mi confessavo».
Decisivo fu il concerto di Battiato.
“Ero sotto il palco con la mia ragazza di allora, che nel libro chiamo Morena. Ero stato a stecchetto per un anno: gli ormoni erano rifrullanti. Arrivano due donne splendide, ne avverto la carica erotica, che però è tutta concentrata su Battiato. “Quant’è bbono!” grida una. E l’altra: “Me lo farei subito!”. Battiato: non proprio un sex symbol. Magari faccio il cantante, ho pensato”.
Nel libro lei attribuisce la rivalità con Vasco Rossi ai giornalisti. È davvero tutta colpa loro?
«È una storia da cui mi è venuta una grande sofferenza. Ma nulla e nessuno riusciranno a farmi diventare antipatico Vasco Rossi. L’ho sempre rispettato, e lo rispetterò sempre».
Lei è davvero timido, come dice?
«Sì. Nessuno mi crede, ma è vero».