ilNapolista

Quest’estate Wimbledon vale meno del Challenger di Torre del Greco

Con una mossa epocale Atp e Wta hanno tolto i punti al torneo, gli Slam minacciano uno scisma. L’ “esiliato” Medvedev ora potrà diventare numero 1 del mondo non giocando

Quest’estate Wimbledon vale meno del Challenger di Torre del Greco
Londra (Inghilterra) 11/07/2021 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic

L’estate 2022. Quella in cui a Wimbledon si giocherà per i soldi, per la gloria, ma tecnicamente “per niente”. Niente punti in classifica, niente ranking in aggiornamento. Wimbledon sarà un torneo di esibizione. Ricchissimo, certo. Nobile. Ma non conterà nulla: alzi le braccia al cielo, i Reali ti premiano, intaschi un assegno, e i punti li fanno gli altri. Vinci, e vieni superato. E’ il ribaltamento della logica meritocratica dello sport, della misurazione aritmetica dei risultati. Wimbledon, IL torneo di tennis, vale quest’anno meno del Challenger di Torre del Greco.

In Inghilterra la controffensiva senza precedenti dei Tour, l’Atp e la Wta, dopo la decisione unilaterale dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club di escludere i giocatori russi e bielorussi, l’hanno presa benissimo… Il Telegraph scrive di “giornata umiliante per il tennis britannico. Wimbledon sta affrontando una delle più grandi crisi della sua storia”. E che

il loro glorioso fiore all’occhiello, l’unico torneo di cui i giocatori parlano senza fiato come i pellegrini cattolici fanno di un viaggio a Lourdes, è molto più povero.

Djokovic ha battezzato in modo memorabile il Centre Court “la cattedrale del nostro sport”. Ebbene, il tetto di quella cattedrale è appena crollato.

Ma più interessante dello shock è la cascata di conseguenze politiche e sportive che questo ribaltone scatenerà. Un groviglio inestricabile di interessi, lobby, partigianerie, e paradossi.

Tanto per cominciare: Daniil Medvedev. Il russo è l’uomo al centro della bufera. Il giocatore escluso che più di ogni altro avrebbe avuto la possibilità di mettere in imbarazzo la Corona inglese e il governo britannico vincendo il torneo. Wimbledon voleva “punirlo”, impedendogli di farsi usare come strumento di propaganda di Putin. L’Atp addirittura finisce per premiarlo, grazie al malmostoso meccanismo di punteggi che regola le classiche del tennis.

Accade infatti che Matteo Berrettini, finalista dell’ultima edizione, uscirà dalla top 10. Il campione, Djokovic, perderà i suoi 2.000 punti in classifica. E chi ne approfitterà? Sì, esatto: Daniil Medvedev. Ha pochi punti da difendere sull’erba, e se vincesse ‘s-Hertogenbosch, Santa Ponsa e Halle diventerebbe il numero uno del mondo.

Staccare Wimbledon dal computer delle classifiche è una mossa che ridisegna drammaticamente il panorama del tennis, anche per il futuro. Perché la mossa inasprisce tensioni già esistenti, aprendo fronti inattesi. Chiarisce una volta per tutte che la volontà di Roger Federer e Rafael Nadal è un dogma: la maggior parte dei giocatori ha sostenuto la linea dura, a protezione dei colleghi estromessi per nazionalità. Nadal a Roma era arrivato a dichiarare che il suo “lavoro” è difendere gli esiliati da Wimbledon. Più che altro va salvaguardato il principio per cui i tennisti vogliono continuare a considerarsi aziende personali, slegate dalla patria e dai miasmi diplomatici: giocano, e soprattutto guadagnano per se stessi. Il tennis è lo sport individuale per eccellenza, mica solo in campo.

L’impatto della contromossa di Atp e Wta è devastante. Come scrive il Telegraph: dal punto di vista agonistico Wimbledon “sarà ora eclissato da un minuscolo evento sull’erba a Santa Ponsa, dove i primi turni hanno come spettatori un uomo e un cane pastore di Maiorca”.

Ma, peggio ancora, le crepe del tennis gestito da sette organi differenti  – Atp, Wta, Itf e le quattro federazioni che organizzano gli Slam – diventano una voragine. La precarietà che regna nel dietro le quinte di questo sport è il vero cuore pulsante di questa vicenda. Wimbledon farà ricorso, e troverà l’appoggio degli alleati: il Roland Garros, gli Us Open e Melbourne. Nello scenario di scontro più radicale la questione potrebbe portare ad una rottura definitiva, ad uno scisma, con gli Slam pronti a lanciare un proprio sistema di classifiche parallelo. Ecco per cosa potremmo ricordarcela, l’estate tennistica del 2022.

ilnapolista © riproduzione riservata