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Vivo in Svizzera da 14 anni, mio figlio ha già metabolizzato cosa vuol dire essere tifoso del Napoli

POSTA NAPOLISTA – Gli avevo detto che era l’anno buono, lui mi aveva guardato con occhi contenti ma non entusiasti. Come per la squadra della nostra cittadina

Vivo in Svizzera da 14 anni, mio figlio ha già metabolizzato cosa vuol dire essere tifoso del Napoli
Tifosi del Napoli a Dimaro (foto Ciambelli)

Caro Napolista, sono un napoletano, tifoso del Napoli, un napoletanista affezionato, un emigrato da 18 anni nella Svizzera tedesca. Vivo a Schaffhausen, Sciaffusa in italiano, cittadina di 35.000 abitanti famosa per le cascate più grandi d’Europa.

Dalla nascita di mio figlio Mattia nel 2013, che per fortuna “mia” gioca a calcio, ho cercato di tramandargli la fede napoletana.
Sui campetti di calcio di erba naturale o sintetica (aperti a tutti e gratuiti), si vedono solo magliette del Barcellona, del Bayern, del Liverpool, del Real, del PSG, del City, della Juventus (per fortuna mia solo con il nome di Ronaldo, e che quindi a breve andranno ad esaurirsi). Ah, ed anche una del Napoli. Quella originale di mio figlio. O meglio una delle innumerevoli versioni che sono state sfornate negli ultimi anni.

A scuola i suoi compagni parlano e discutono di Mbappé, di De Bruyne, di Lewandowski, di Sanè. Meno di Mertens o di Osimhen, di cui io gli lodo le doti ogni partita. I suoi compagni vincono spesso. Lui no.

A marzo di quest’anno gli avevo promesso che saremmo andati al Maradona per festeggiare lo scudetto. Era l’anno giusto. Non come dopo il Juve-Napoli 0-1 del 2018, quando avevo già comprato i biglietti per assistere all’ultima partita al San Paolo contro il Crotone. Questo era l’anno buono. Era solo da decidere la data di partenza. Lui mi guardava con occhi contenti ma non entusiasti.
Lui ne sapeva più di me.

Come mai vi scrivo solo oggi? Empoli-Napoli è ormai lontana.

Ho omesso di dirvi che da due anni lo porto ad assistere ad alcune partite di campionato dello Schaffhausen.
Squadra di calcio, che veleggia sempre nella mezza classifica di serie B. Mi sono sempre rifiutato di seguire il campionato svizzero, di una lentezza esasperante. Ma quattro anni fa, dopo la costruzione di un gioiellino di stadio da 8mila posti, con erba sintetica, ho iniziato a portarci Mattia qualche volta.

Dopo un ottimo girone di ritorno, lo Schaffhausen si trova, a due partite dalla fine del campionato, in testa alla classifica a pari punti con l’Aarau. Ricordo che in Svizzera solo la prima classificata viene promossa in serie A. E questo sabato proprio, alle 20.30, qui a Schaffhausen si gioca Schaffhausen-Aarau. La vittoria significherebbe staccare in vetta le inseguitrici e poter vedere l’anno prossimo anche partite contro il Basilea, lo Young Boys, lo Zurigo e poi chissà, qualche bella amichevole internazionale. Certo, non saranno le grandi partite della Serie A, ma meglio di niente. Con grande entusiasmo, martedì torno a casa da mio figlio con due biglietti per la partita. Certo, non sarà il viaggio a Napoli, ma almeno una piccola ricompensa. Gli spiego che sarà bello vedere come la squadra darà fondo a tutte le forze per vincere, perché di treni così ne passano pochi nella vita. Lui mi guarda con occhi contenti ma ancora non entusiasti. Ed io non mi spiego il perché.
Sono le 23:10 del 14 maggio 2022 . Schaffhausen-Aarau 0-1.
Anche questa volta mio figlio la sapeva più lunga di me.

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