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Alan Sorrenti: «Pino Daniele a Napoli non era accettato da tutti. Battiato mi diede del traditore»

Intervista al Fatto quotidiano. Il racconto della storia che lo ha rovinato. E poi: «Il tizio sotto da me, un militare del governo Draghi, mi ha fermato in quanto fan». È il generale Figliuolo?

Alan Sorrenti: «Pino Daniele a Napoli non era accettato da tutti. Battiato mi diede del traditore»

Il Fatto quotidiano pubblica una bella e approfondita intervista ad Alan Sorrenti, ne pubblichiamo qualche stralcio.

All’inizio della carriera la sua musica era “progressive”, molto lontana dalle hit successive.

Figli delle stelle è la sintesi di un processo iniziato nei primissimi anni Settanta con Aria; però non era una strategia, e a questo collegamento ci ho pensato dopo.

Eppure molti hanno parlato di tradimento…

Solo “molti?” (Sorride) Pure Franco Battiato è arrivato a citarmi in una canzone (in “Bandiera bianca” canta: “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”); (pausa) eppure lo capisco, ma bisogna stare nella testa dell’altro per comprendere cosa mi stava realmente accadendo.

Origini borghesi, quindi.

Medie, modeste: cresciuto al Vomero. Però mia mamma era gallese e ha affrontato molte difficoltà a inserirsi in quel contesto: non sopportava quel bagaglio di tradizioni da rispettare, con mio padre innamorato di Napoli.

Torniamo alla Napoli anni Settanta: Pino Daniele era così temuto dai colleghi?

Si sentiva un po’ il capo, e non era unanimemente accettato; ma lui, più di tutti, ha individuato ed espresso l’anima napoletana, era bravissimo ad annusare cosa accadeva, ed è una peculiarità dei veri artisti; pochi mesi prima della sua morte mi ha invitato a un concerto, e ne sono stato felice, l’ho vissuto come una forma importate di riconoscimento.

Poi parla d’altro, c’è un riferimento forse al generale Figliuolo.

Quando è ripartita la moda degli anni Settanta; (ci pensa) ogni tanto mi ritrovo in situazioni particolari con fan inaspettati.

cioè?

Il tizio che abita sotto di me è un membro del governo Draghi, credo un militare, e mi ha fermato in quanto fan. Ma non ricordo il suo nome.

Quanti guai ha vissuto per la sua propensione alle donne?

Uno solo, fortunatamente, ma molto pesante (nel 1983 la ex moglie lo trovò in casa con un’altra donna e scoppiò il caos fino alla denuncia per detenzione di sostanze stupefacenti); (cambia tono) in quel caso ho incontrato la follia, ma uno può innamorarsi proprio della follia.

Non lo aveva capito?

Non subito, ma allora pure io ci davo.

In quel caso lei era il reo, poi ha subito delle conseguenze gravi.

Gravissime.

Le ha minato la carriera?

La Rai non mi ha più chiamato per anni, e in generale non è stato semplice psicologicamente.

Suo figlio le chiede mai di quella storia?

È stato il primo spettatore; (sospira) ho fatto un lungo percorso che nel 1988 mi ha portato al buddhismo e a diventare membro della Soka Gakkai International; da lì è ripartita la mia ricostruzione umana.

Ha pagato un prezzo alto.

Dipende dai punti di vista, io vivo per l’eternità.

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