A Il Messaggero: «Non mi piacciono i selfie. La fotografia ti porta via qualcosa. Sui social tutto diventa macerie, come se il nostro fine fosse distruggere»

Su Il Messaggero un’intervista al regista Antonio Capuano, che Sorrentino ha voluto omaggiare con il suo È stata la mano di Dio. Rifiuta l’etichetta di narcisista.
«Sì, non lo sono e non lo sarei. Anzi, sono uno che si critica sempre ferocissimamente. Non mi accontento».
Come si riconosce un narcisista?
«È uno che “se la pensa”, la meravigliosa sintesi in napoletano».
Oramai tutti la chiamano maestro.
«Ma è terribile. Come devo fare per vietarlo… già a 60 anni, dopo aver fatto un po’ di cose, mi chiamavano così. Maestro di che?».
Dice che il narcisismo è un fenomeno soprattutto maschile.
«Sì e, i maschi, comincio a detestarli. Oggi mi ha scritto una cara amica per spiegarmi come fare le melanzane a funghetto, visto che sono rimasto solo ultimamente. Ho dovuto risponderle: “Ma tu credi che io abbia la pazienza, l’accortezza e l’amore di una donna?”. Non so fare le melanzane, non posso farle».
Non gli piace essere fotografato e non gli piacciono i selfie.
«Non mi piace essere fotografato. C’è un racconto di Corrado Alvaro che parla di una ragazzina che non voleva essere ritratta per paura che le rubassero l’anima. Ed è un po’ così. La fotografia ti porta via qualcosa».
Che ne pensa dell’uso esagerato di smartphone e di social?
«Che così tutto è stritolato. È come se fosse il nostro fine: macerare e distruggere tutto. Non a caso, stiamo facendo una guerra perché abbiamo questa “sventura”».
La solitudine sembra essere il vero male del nostro tempo.
«Ecco perché c’è questo accanimento a stare sempre insieme, ma c’è lo stesso una solitudine ovunque…».