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Bruno: «Vlahovic, Chiesa, Dybala, Zaniolo, Lukaku? E questi sarebbero campioni? Non fatemi ridere»

Al Corsport: «Ogni stop di Belotti finisce a tre metri. Sogno di vedere Bonucci costretto a marcare in campo aperto Maradona o Van Basten, Careca o Aguilera»

Bruno: «Vlahovic, Chiesa, Dybala, Zaniolo, Lukaku? E questi sarebbero campioni? Non fatemi ridere»
archivio Image / Spettacolo / Pasquale Bruno / foto Clemente Marmorino/Image

Sul Corriere dello Sport intervista da leggere di Ivan Zazzaroni a Pasquale Bruno (difensore ruvido degli anni 80 e 90) per i suoi sessant’anni.

«Vlahovic, Chiesa, Dybala, Zaniolo, Lukaku? E questi sarebbero campioni? Non fatemi ridere. E perché non parliamo dei difensori di oggi? Sogno di vedere Bonucci costretto a marcare in campo aperto Maradona o Van Basten, Careca o Aguilera. I veri fenomeni erano quelli di un tempo, di un calcio in cui la serie A dominava il mercato: Vierchowod, Gentile, Francini, Ferrara, Annoni, anche Villa».

«Mi chiedono spesso di contare quante partite avrei giocato con le nuove regole».

La risposta?

«Gli arbitri neanche mi ammonirebbero con gli attaccanti attuali, scarsi come sono. Non gliene darei motivo. Avrei bisogno di anticipare Belotti o Immobile quando ogni stop di Belotti finisce a tre metri? Non sto scherzando. Prima facevo fallo perché era impossibile anticipare Van Basten, Careca, Pato Aguilera, Ruben Sosa, e Maradona manco lo cito. Con la qualità che hanno adesso, figurati… Il calcio di oggi evito di guardarlo, una sofferenza, una tristezza, una noia. Anche la Nazionale l’ho vista poco e quel poco a strappi».

Vogliamo ricordare il dito medio ai 100mila del Bernabeu?

«Ma scusa, 31 marzo ‘92, semifinale di coppa Uefa col Real Madrid, arriviamo allo stadio e i tifosi ci prendono a sassate, i vetri del pullman infranti, Giorgio Paretti, il preparatore, sanguinante. Lasciamo i borsoni nello spogliatoio e penso alé, ci siamo. Quando ci presentiamo sul campo prima della partita e vedo il Bernabeu pieno, mostro il medio al pubblico. Hierro, che era una bestia, Michel, Butragueño e Chendo se ne accorgono, scoppia la rissa. Rientro nello spogliatoio e Mondonico: “cosa è successo?”. Niente mister. Butragueño non tocca palla e noi andiamo in finale».

«Mia moglie ha sempre odiato il calcio, come le nostre figlie. Un giorno una di loro, Sandra, o forse fu Marta, mi chiese a cosa servisse la bandierina. Risposi che le avevano messe per segnalare l’atterraggio di un aereo. Marcella è venuta allo stadio una volta sola, contro la Lazio. Espulso. Non ne ha più voluto sapere».

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