Il film “Con chi viaggi” tratto da un format spagnolo, con Lillo e Rovazzi. Film ben fatto e che lascia un po’ inquieti: che cosa ci fa dubitare degli altri?
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Il viaggio ai tempi dei social e della società liquida: questo potrebbe essere il sottotitolo-didascalia al film “Con chi viaggi” – ora su Sky1 ed Amazon Prime – che la premiata ditta di registi YouNuts, al secolo Nicolò Celania ed Antonio Usbergo, traggono da un format spagnolo – “Con Quién Viajas” scritto e diretto da Martìn Cuervo -, rielaborato dagli sceneggiatori Matteo Menduni, Pasquale Petrolio e Tommaso Renzoni. C’è Paolo (Lillo; Pasquale Petrolo) che è su un’app di car-sharing e che per un viaggio Roma-Gubbio ha un posto in macchina per una sola persona che si presenta alla partenza, Elisa (Michela De Rossi). Ma il conducente non avendo chiuso online le prenotazioni si ritrova con la compagnia di Anna (Alessandra Mastronardi) e di Michele (Fabio Rovazzi). I quattro partono alla volta del gioiello dell’Umbria, ma subito iniziano le incongruenze nelle informazioni che soprattutto Paolo dà di se stesso ad Anna, che sembra la più curiosa e nervosa – conosce già Michele? – e che scopre che il conducente in realtà si chiama Achille.
Da qui discendono tutta una serie di equivoci che mettono in sospetto i tre che si coalizzano contro Paolo-Achille: c’è da dire che Elisa riconosce anche in quest’ultimo una persona vista in un negozio di animali a Roma. Inquietudini e sospetti avvalorati dal rinvenimento in auto di una pistola e di una corda. Paolo è un serial-killer? Perché si comporta stranamente e tende a dare informazioni non congruenti? Questo è l’impasto narrativo del film che fa pensare a quell’episodio del treno ne “La grande migrazione” di Magnus Enzensberger:, ma forse è la non chiarezza media delle nostre identità odierne che ci porta ad esercitare con la mediazione della tecnologia digitale l’amara legge del sospetto. Film ben fatto e che lascia inquieti anche nella fine: “forse è un problema di prospettive che ci fa dubitare degli altri perché tendiamo a semplificare quello che è difficile?”.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata