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Davide Ancelotti: «Mio padre genera attaccamento morboso da parte dei giocatori: li fa vivere sereni»

Al Giornale: «Chiede a tutti lo stesso, toglie pressione. Gli ho suggerito di smettere, ha vinto tutto, ma a lui piace questo mestiere, perché fermarlo?» 

Davide Ancelotti: «Mio padre genera attaccamento morboso da parte dei giocatori: li fa vivere sereni»

Franco Ordine intervista Davide Ancelotti per Il Giornale. Il figlio di Re Carlo racconta la sua carriera, dagli inizi da calciatore, negli Allievi del Milan, alla decisione di restare nel mondo del calcio ma in un’altra veste e di iniziare a studiare. Parigi, Madrid, Monaco. Ha sempre superato l’esame dei campioni che ha incrociato sulla sua strada, racconta. Parla anche delle accuse di nepotismo, sulle quali si era soffermato già in una recente intervista al Corriere della Sera, dichiarando che è soprattutto a Napoli che gli sono state rivolte.

«Ho sentito parlare di nepotismo. All’inizio un po’ ho patito poi ho fatto una riflessione. Se così fosse dovrebbero parlarne sempre, sia quando si vince che quando si perde. E invece, soprattutto a Napoli, il primo anno, coinciso con un campionato di ottimo valore, nessuno ha aperto bocca. I primi veleni sono spuntati durante il secondo in coincidenza di risultati deludenti. E qui mi son fatto una ragione: se funziona così, vuol dire che è solo un pretesto».

Parla del Real Madrid che ha vinto la Champions League e lo paragona al Milan. Non ci sono segreti, per il successo.

«Non vorrei deludere ma è così. È una storia che nasce innanzitutto da un pronostico di segno contrario: non eravamo i favoriti, un po’ come è successo al Milan. Poi dall’unione del gruppo. Avevamo il vantaggio di conoscere alla perfezione tutti, dal grande campione al magazziniere e questo fa la differenza, accorcia i tempi. Poi ha inciso l’attaccamento morboso a Carlo. Sì perché lui è in grado di esercitare tutto questo, un attaccamento morboso non al risultato ma alla sua persona da parte del gruppo perché è capace di far vivere loro in pace, con serenità, chiedendo a tutti lo stesso, e togliendo pressione».

Racconta di aver suggerito al padre di smettere.

«Ho detto a Carlo: questo sarebbe il momento giusto per smettere, hai vinto i 5 campionati, hai collezionato la quarta Champions, non hai altri record da centrare. Ma come glielo dicevo, capivo che era tutto sbagliato. Perché, e questo è forse il suo unico segreto, a lui piace questo mestiere. E allora mi son detto: perché fermarlo?».

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